il bi e il ba
Sottili dottori, dal teatro elisabettiano a Mani Pulite
Il nomignolo di "Dottor Sottile" è stato ereditato dai personaggi più vari. Ultimo in lista, inspiegabilmente, Piercamillo Davigo. Imbroglioni che un buon moralismo secentesco può smascherare
Tra le buone cose di pessimo gusto che ho conservato dagli anni di Mani Pulite c’è una traduzione di “The Alchemist”, la commedia elisabettiana di Ben Jonson, pubblicata da Newton Compton nella collana delle mille lire con il titolo “Il Dottor Sottile, l’alchimista” e una caricatura di Giuliano Amato in costume secentesco sulla copertina. Quel nomignolo, sulla stampa dell’epoca, era fatto risalire dai più a Duns Scoto, il doctor subtilis della filosofia medievale, ma il curatore Franco Cuomo suggeriva di non dimenticare l’alchimista Subtle del dramma di Jonson, imbroglione astuto che finisce smascherato. Era il gennaio del 1993, Amato era il capo del governo e lo sarebbe rimasto fino al 22 aprile, pochi giorni prima della lapidazione di Craxi da parte delle squadracce che di lì a poco avrebbero conquistato l’egemonia culturale.
Fosse uscito qualche tempo dopo, avrebbero potuto metterci in copertina una caricatura di Piercamillo Davigo, che inspiegabilmente ereditò il soprannome, malgrado fosse (e sia tuttora) una delle menti più grossier a memoria d’uomo. Con la testolina da bebè sulla gorgiera elisabettiana, sarebbe stato un amore, un Pierrot: peccato. Ma si era ancora a gennaio, e sopravviveva in Italia qualche scampolo di saggezza, di uso di mondo e anche di moralismo – quello buono, secentesco. Tanto che il curatore si congedava su una nota inconsapevolmente profetica: “In conclusione, se un disonesto viene sconfitto, non è detto che sia un onesto a prevalere”.