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il bi e il ba

Il déjà vu tra le parole di Nordio e quelle del giudice che negò i domiciliari a Tortora

Guido Vitiello

Tempo fa il ministro aveva parlato dello “shock psicologico della detenzione”, qualcosa che esiste, “come la malattia e tante altre negatività della vita”. Il suo "svuota carceri" che non svuota un bel nulla fa tornare alla mente un'ordinanza di quarant'anni fa

Come ricorda Luigi Manconi su Repubblica, a gennaio il ministro della giustizia Carlo Nordio aveva dichiarato che i suicidi in carcere “sono diffusi in tutto il mondo” e che derivano “dallo shock psicologico della detenzione”; qualcosa che esiste, “come la malattia e tante altre negatività della vita”. Queste parole hanno innescato nella mia mente un déjà vu che francamente mi sarei volentieri risparmiato. Quando Enzo Tortora si trovava nel carcere di Bergamo in attesa di giudizio, nel 1983, la sua salute si era deteriorata rapidamente: aveva perso quindici chili, il suo cuore era provato dall’ipertensione arteriosa, la colonna vertebrale era dolorante per via di un’ernia del disco, era in preda all’ansia e a una grave depressione. I suoi avvocati fecero allora domanda di libertà provvisoria, temendo che Tortora non arrivasse vivo al processo. Ma il giudice istruttore Giorgio Fontana rigettò l’istanza, e negò pure gli arresti domiciliari. Nella sua ordinanza, il dottor Fontana sosteneva che la sintomatologia di Tortora “non trova motivi di inconciliabilità con il regime detentivo”, e che la sua condizione psicologica, lungi dall’essere anomala, era “riscontrabile nella quasi totalità dei soggetti che, come il Tortora, si vedono per la prima volta costretti al regime detentivo”. Che vogliamo farci, è lo shock psicologico della detenzione, qualcosa che esiste “come la malattia e tante altre negatività della vita”. E in fondo lo “svuota carceri” di Nordio, che non svuoterebbe un bel nulla, non è che un macroscopico déjà vu di quell’ordinanza di quarant’anni fa.

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