il bi e il ba
Sullo schwa, che non è una questione solo linguistica, ma ontologica
L'uso di entrambe le declinazioni, il “signore e signori” dei vecchi presentatori, è un compromesso che non includerebbe le persone cosiddette “non binarie”, dicono i promotori dello schwa. Ecco quali conseguenze si porta in pancia questo presupposto
Già che si torna a parlare di schwa – un sempreverde del giornalismo estivo – aggiungo la mia alle cento ragioni per cui è saggio diffidarne (per le altre novantanove rimando al pamphlet di Edoardo Lombardi Vallauri, “Le guerre per la lingua”). Se lo schwa fosse solo un espediente per evitare il plurale maschile non marcato, la soluzione (ammesso che esista il problema) avrebbe il torto della macchinosità: tanto varrebbe, in presenza di una compagine mista, usare entrambe le declinazioni – il “signore e signori” dei vecchi presentatori. Ma questo compromesso, contestano i promotori dello schwa, non includerebbe le persone cosiddette “non binarie”, che non si identificano né come signore né come signori. La questione, come si vede, non è solo linguistica, è ontologica. Per adottare lo schwa, infatti, oltre ad accettare un certo numero di premesse tutt’altro che pacifiche circa il rapporto tra lingua, mente e società, bisogna condividere almeno uno di questi due presupposti taciti. Primo: siamo ciò che diciamo di essere. Dall’interlocutore ci aspettiamo che prenda atto notarilmente della nostra autodefinizione – foss’anche solo come gesto di cortesia – e la incorpori nelle strutture della lingua, addirittura al livello della morfologia: chi si dichiara non binario dev’essere considerato tale a tutti gli effetti, anche da quanti ritengono che in questo ambito, ahimè, non si dia possibilità di scelta (si nasce maschi o femmine). Questo ci porta al secondo presupposto, più impegnativo: che sia possibile per un mammifero umano non solo dirsi, ma essere realmente non binario, o perché esiste una sorta di senso interno – la famigerata identità di genere – che può slegarsi dal corpo sessuato e che più di questo ci definisce (siamo ciò che sentiamo di essere), o perché il sesso biologico è disposto su uno spettro che va dal maschile al femminile. Sono presupposti giusti o sbagliati? Io dico sbagliati, ma poco conta. Chi li rifiuta farà bene a rifiutare anche lo schwa, che se li porta in pancia. E chi li promuove farebbe bene a difenderli con la persuasione e con il dialogo, anziché stiparli nel cavallo di Troia di un grafema.