il bi e il ba
I debunker che ti "spiegano bene" ciò che nemmeno loro hanno capito
Dai tutorial di Aranzulla alle controversie più complesse, il rischio del giornalismo smart è ridurre tutto a una narrazione semplificata, liquidando le posizioni avverse come "bufale" e rassicurando senza vera comprensione
Il giornalismo smart e “spiegato bene” (modello che vanta ormai innumerevoli tentativi di imitazione) può essere molto utile, così come sono indispensabili i tutorial di Salvatore Aranzulla su come formattare una chiavetta Usb o scegliere un tostapane. E altrettanto benemeriti sono i debunker, quando si tratta di ricostruire la fonte di un fotomontaggio, di una teoria del complotto o di una frase che nessuno ha mai pronunciato. Ma quando il debunker benspiegante incontra sul suo cammino cose che è difficile “spiegare bene” (perché sono troppo grandi, perché mancano troppi dati, perché richiedono competenze non improvvisabili) se non addirittura impossibile (perché poggiano su premesse contraddittorie o lampantemente assurde), ecco che è costretto a svelare la sua seconda vocazione, che è quella del catechista addetto alla rassicurazione ideologica e all’accomodamento eufemistico, formidabile nello spiegarti bene ciò che lui per primo non ha capito. Così come tutti i salmi finiscono in gloria, tutte le controversie di giornata si chiudono con la constatazione (a volte veritiera, per carità) che la posizione degli avversari è un coacervo di approssimazioni, bufale cospiratorie e istinti trogloditici, il tutto inscritto in una “narrazione tossica” ben orchestrata; e che invece, viste con gli occhi di noi persone civili e ammodo, le cose sarebbero tutto sommato lineari. Del resto, diceva quello, la lettura del giornale è la preghiera mattutina dell’uomo laico. Tenendo a mente questo semplice canovaccio liturgico, provate a ripercorrere la polemica di questi giorni su Imane Khalif e la boxe femminile. Ite, missa est.