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il bi e il ba

La doppia X per rivendicare la biologia femminile non scatena nessun orgoglio

Guido Vitiello

È il gesto con cui alcune atlete hanno protestato alle Olimpiadi, ma non diventerà virale. Per chi naviga nel mare magno della cecità ideologica, la domanda "Che cos'è una donna?" è una provocazione da troll

Mentre sul caso di Imane Khelif si continua a navigare a vele spiegate nel mare magno della cecità ideologica, equivocando tutto ciò che è possibile equivocare e aggirando tutte le circostanze che è conveniente aggirare, mi chiedo che ne sarà, dopo le Olimpiadi, del gesto della doppia X con cui alcune atlete hanno voluto rivendicare la loro biologia femminile. Se negli anni Settanta ci fossero stati i social, avremmo assistito senza dubbio alla disseminazione virale del famoso gesto della vagina, la losanga incorniciata da indici e pollici giunti. La doppia X, in teoria, non è che lo stesso gesto fatto recedere dal fenotipo al cariotipo, eppure non ha scatenato ondate di orgoglio, perfino tra i tanti volenterosi copycat di tutte le scemenze di giornata. Il problema, come sa chi abbia letto le prime righe di qualunque manuale di gender studies, è che oggi il bon ton della gente illuminata impone di rigettare con fastidio l’“essenzialismo”, termine che si è via via distorto e incurvato fino a ripiegarsi contro le sue intenzioni originarie. Si era partiti – benissimo – dal criticare la pretesa che l’anatomia fornisse una giustificazione naturale dei ruoli sociali attribuiti ai due sessi; si è finiti con il ripudiare come “essenzialista” ogni criterio saldo in grado di distinguere un maschio da una femmina, e alla fine della partita tutto ciò che rimane è un centro vuoto costellato di stereotipi. La freccia dialettica “Che cos’è una donna?” è così cara alle femministe gender critical (e poi ai conservatori) perché colpisce infallibilmente il tallone d’Achille. Segnala cioè un gigantesco loophole nella teoria, costretta a fare la spola tra quel centro vuoto tautologico (donna è chiunque si identifichi come donna) e il guardaroba dei vecchi stereotipi (donna è chiunque si metta in scena socialmente come donna). Ormai gli interpellati neppure rispondono più; è perché considerano la domanda una provocazione da troll, dicono loro, ma in realtà intuiscono di essersi cacciati da soli in un vicolo cieco. Sanno che non possono attraversare quelle simplegadi senza che tutta la barca vada a picco; e preferiscono veleggiare in tondo, noncuranti, nei mari dell’ideologia.

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