il bi e il ba
Seconda regola per trovare il coraggio intellettuale
Accetta cavallerescamente il rischio che ciò che dici possa essere usato dal tuo avversario. “A me non interessa chi strumentalizza le mie opinioni, l’importante è che le mie opinioni siano giuste”, disse Leonardo Sciascia
Un’altra regola da stamparsi bene in mente se si aspira al coraggio intellettuale la si può ricavare, per antitesi, da un vecchio dizionario umoristico, “Il piccolo sinistrese illustrato” di Giampiero Mughini e Paolo Flores d’Arcais, addì 1978. Alla voce “Fare il gioco di” gli autori scrivevano: “Sinonimo. Sta per ‘Taci, il nemico ti ascolta’”. E’ una delle giustificazioni più comuni che la pavidità intellettuale sceglie dal suo ricco guardaroba per rivestirsi di rispettabilità e nascondere le sue vergogne: la preoccupazione che dicendo ad alta voce ciò che si pensa si possano fornire munizioni al nemico. I comunisti, incatenando la verità all’idolo della storia e alla meccanica dei rapporti di forza, sono stati per tutto il Novecento i più raffinati adoperatori di questo stratagemma; ma la sua applicazione attraversa tutti gli schieramenti politici, perché si adatta magnificamente al “sistema don Abbondio”. Se ti sorprendi, foss’anche in buona coscienza, a costruire impalcature ideologiche o strategiche per non proclamare una verità che ti sembra evidente e importante, ebbene, forse non lo sai ma hai già ceduto al ricatto dei bravi. Leonardo Sciascia, costantemente accusato di fare il gioco di qualcuno – della mafia, dei brigatisti, dei reazionari –, così volle difendersi in un’intervista televisiva: “A me non interessa chi strumentalizza le mie opinioni, l’importante è che le mie opinioni siano giuste”. E’ il secondo comandamento del coraggio intellettuale: accetta cavallerescamente il rischio che ciò che dici possa essere usato dal tuo nemico.