il bi e il ba
X va usato come il vecchio Twitter: da puri lettori, invisibili e impassibili
Mai abboccare a una provocazione, mai infognarsi in un battibecco, mai coltivare l’illusione che ciò che si fa in quello sfogatoio sia lotta politica. Tornare a scrivere fa sentire come l'alcolista anonimo che ci ricasca
Anni fa mi ripromisi di scrivere l’ultimo tweet, U.T., come l’ultima sigaretta di Zeno. Per un bel pezzo mi sono astenuto da ogni frequentazione della piattaforma malfamata. Poi di tanto in tanto ho avuto l’imprudenza superba di credermi immune alle ricadute, e com’era da aspettarsi ho ripreso il vizio; ma ogni volta – la più recente è di questi giorni: troppo tempo libero – con più disagio e più rammarico di esserci ricascato. Mi sono sentito come l’alcolista anonimo che dopo anni da sobrio infila la testa in un’osteriaccia, e davanti a tutti quei nasi arrubinati, a quelle guance tumide stramazzate sul bancone, a quei vegliardi spiritati che danno spettacolo barcollando tra i tavoli o minacciando rese dei conti, ha il buon istinto di ricomporsi e pensare: non voglio essere uno di voi. Non c’è da inveire contro il nuovo oste o la nuova insegna. L’X di Musk non mi sembra peggio del vecchio Twitter – mi pare che bilanci, tutto sommato, decadimenti e migliorìe – e proprio come Twitter va usato: da puri lettori, invisibili e impassibili. Mai scrivere una sillaba, mai abboccare a una provocazione, mai infognarsi in un battibecco, mai coltivare l’illusione che ciò che si fa in quello sfogatoio sia lotta politica, o che bloccare un utente orrido sia uno statement civile e non solo, come di fatto è, una manata data a una zanzara. Perché Twitter, o X, o come si chiamerà domani, ha un solo algoritmo per coloro che ci scrivono troppo: quale che sia la condizione di partenza, belle promesse o venerati maestri, li trasforma tutti, infallibilmente, in soliti stronzi.