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il bi e il ba

Con il ladro che si attarda per leggere, per una volta la letteratura si è fatta vita

Guido Vitiello

Il brigante Gian dei Brughi, nel "Barone rampante" di Calvino, da quando aveva scoperto la lettura non valeva più un soldo bucato come malvivente. Forse la storia del ladro arrestato in Prati a Roma non sopravviverà ai chiarimenti, ma per ora non importa

“Stavo leggendo Clarissa. Ridatemelo! Ero nel momento culminante...”. “Sta’ a sentire. Noi portiamo stasera un carico di legna a casa del gabelliere. Nel sacco, invece della legna, ci sei tu. Quando è notte, esci dal sacco...”. “E io voglio finire Clarissa!”. Era riuscito a liberarsi le mani dagli ultimi resti della ragnatela e cercava di lottare coi due giovani. “Sta’ a sentire... Quando è notte esci dal sacco, armato delle tue pistole, ti fai dare dal gabelliere tutto il ricavato delle gabelle della settimana, che lui tiene nel forziere a capo del letto...”. “Lasciatemi almeno finire il capitolo... Siate bravi...”. Fin qui Italo Calvino. Il brigante Gian dei Brughi, nel Barone rampante, da quando aveva scoperto la lettura non valeva più un soldo bucato come malvivente. “A chi era utile, ormai, Gian dei Brughi? Se ne stava nascosto coi lucciconi agli occhi a leggere romanzi, colpi non ne faceva più, roba non ne procurava”. Non so se la storia del ladro del quartiere Prati, arrestato perché si era attardato a leggere Gli dei alle sei di Giovanni Nucci nella casa del derubato, sopravviverà alle precisazioni e ai chiarimenti dei giorni successivi: quasi sempre, quando c’è una notizia troppo bella per essere vera, la stampa ci si appassiona e ci si abbarbica, pensando in fin dei conti che sia troppo bella per essere falsa, salvo doverla gradualmente ridimensionare, correggere, e in certi casi perfino abbandonare. Ma fino a quel momento, vivaddio, è vita che si fa letteratura. Tanto vale commentarla con altra letteratura, che per una volta si è fatta vita.

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