Matteo Hoepli (erede del fondatore della libreria) davanti alla vetrina vuota

il bi e il ba

Comprare un'intera vetrina di libri perché ci si vergogna di chiederne uno

Guido Vitiello

Un misterioso cliente a Milano ha comprato in blocco per diecimila euro l’intera vetrina della libreria Hoepli. Io pure, se fossi costretto per qualche ragione a prendere un libro di Scanzi o della Lucarelli cercherei di diluire la vergogna

Luigi Mascheroni ha ipotizzato sul Giornale che tra il ladro romano beccato sul luogo del delitto perché si era attardato a leggere un libro di mitologia greca e il misterioso (ma presumibilmente facoltoso) cliente che a Milano ha comprato in blocco per diecimila euro l’intera vetrina della libreria Hoepli possa esserci un nesso, o che siano addirittura la stessa persona. Ho voglia di seguirlo in questo scherzo giallistico. Perché, in effetti, qualcuno dovrebbe portarsi a casa, suddivisa in decine di sacchetti, una vetrina di tre metri per cinque? L’uomo di poca immaginazione risponderà: per arredare il salotto. Ma se fossimo in un romanzo di Ellery Queen, per esempio nel celebre Delitto alla rovescia, la risposta potrebbe essere un’altra: li ha presi tutti per camuffare il fatto che intendeva comprarne solo uno. Il movente? Semplice, si vergognava di chiederlo al libraio. Io pure, se fossi costretto per qualche ragione a prendere un libro di Scanzi o della Lucarelli cercherei di diluire la vergogna comprandone altri cento. Sarebbe un delitto perfetto. Tutto questo per invitarvi a scoprire un libricino recente di Massimo Gatta, Breve storia dei delitti in libreria (Graphe edizioni), che ricostruisce la storia del bibliomystery da Flaubert ai nostri giorni, e che può far coppia con un altro libro meno recente, di Mario Baudino, intitolato Ne uccide più la penna (Rizzoli). Di entrambi posso dirvi che non dovrete vergognarvi di comprarli, ma che rischiano, se siete curiosi, di farvene comprare altri cento. O di spingervi a rubarli.

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