Dal profilo X di Maria Rosaria Boccia

il bi e il ba

Sparita dalle sale cinematografiche, la commedia ci perseguita nella realtà

Guido Vitiello

La funzione della commedia all'italiana è stata per decenni quella di rispecchiare e commentare ciò che avveniva sul palcoscenico nazionale. Ma non ha lasciato eredi

Nessuno ancora ha citato L’onorevole con l’amante sotto il letto – un film del 1981 con Lino Banfi e la biondissima Janet Agren – ma tutti sembrano concordare su un fatto: la vicenda del ministro Sangiuliano ha un sentore inconfondibile di commedia sexy. Se non mi unisco a questo coro non è perché mi sfuggano certe analogie lampanti (a partire dal casting perfetto), ma perché rimpiango un altro coro, ormai sparito e – su questo non mi faccio illusioni – irrecuperabile: la commedia all’italiana. A di là delle mie nostalgie di spettatore, la questione è tutta politica. La funzione del nostro coro comico è stata per decenni quella di rispecchiare e commentare ciò che avveniva sul palcoscenico nazionale, nonché di intervenire in alcuni snodi drammatici (avremmo vinto il referendum sul divorzio, senza la commedia all’italiana?). Poi, come si sa, sono usciti di scena uno dopo l’altro i grandi corifei e non hanno lasciato eredi. Ci resta l’ottimo Virzì, quando non gli viene il capriccio di scantonare dal genere per cui è nato. Ma il declino non è stato senza conseguenze: scacciata dalle sale cinematografiche, la commedia per vendicarsi ha preso a perseguitarci nella realtà. Sia ai piani alti – abbiamo avuto un presidente barzellettiere, un comico capopartito, tre legislature (tra cui la attuale) che sono un susseguirsi pirotecnico di gag – sia ai piani bassi: le cronache quotidiane sono miniere di copioni già semilavorati, non fosse che gli sceneggiatori dormono. I conti troppo ottimistici di Santayana – “chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo” – tornano perfettamente, e senza resti, se al posto di passato scriviamo: commedia.

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