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il bi e il ba

Le praterie non ci sono, ma lo spazio per un terzo polo c'è eccome

Guido Vitiello

La scelta di Luigi Marattin di abbandonare Italia viva e di fondare un’associazione è perfettamente ragionevole. E va bene che un futuro partito conterà poco, ma più del numero dei parlamentari conta la loro qualità

Secondo un luogo comune che va per la maggiore, le elezioni europee avrebbero dimostrato che in Italia non c’è spazio per un terzo polo. Falso: hanno dimostrato, casomai, che non c’è spazio per due terzi poli – men che mai se hanno due capi come quelli. Lo spazio per un terzo polo c’è eccome, anche se non sono le famose “praterie”, che esistono come esisteva il leggendario regno del Prete Gianni, ma che come quello sono indispensabili per trovar l’animo di bardare i destrieri e partire. Da questa premessa si può dedurre che la scelta di Luigi Marattin di abbandonare Italia viva e di fondare un’associazione, Orizzonti liberali, per avviare un processo costituente che porterà, fra tre anni, ad avere sulla scheda elettorale un partito liberaldemocratico, è perfettamente ragionevole. Quell’eventuale partito conterà poco, diranno gli scettici. Bella forza: questo lo sapevamo già, e nessuno è così cieco da vagheggiare ancora un partito liberale di massa in un paese che ha trasformato la parola stessa “liberale” in un insulto. Ma più del numero dei parlamentari conta la loro qualità. Io, per esempio, tutte le volte che sono tentato di maledirmi per aver dato il mio voto a quei brocchi dei terzopolisti, mi consolo pensando che ho contribuito a portare in parlamento un operosissimo gentiluomo garantista come Enrico Costa. Chi può darmi la certezza di vederlo sedere anche nel prossimo parlamento? Nessuno, al momento. Per questo mi auguro che la cavalcata di Marattin verso gli orizzonti liberali del Prete Gianni abbia fortuna.

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