Francesco Saverio Borrelli (Ansa)

il bi e il ba

Mani pulite fu un carnevale in senso stretto: una trasgressione regolata

Guido Vitiello

Mille equivoci sul carnevale come riscossa dal basso della plebe. Invece era una festa a cui si univano anche i ceti vincenti, felici di fingersi popolo. Così è avvenuta la liquidazione della nostra vecchia classe dirigente

All’apogeo di Mani Pulite il procuratore Borrelli si lasciò sfuggire una frase che era, allo stesso tempo, trasparente come uno slogan pubblicitario e enigmatica come il motto in calce a un emblema barocco: “Quando la gente ci applaude, applaude sé stessa”. Molti, negli anni, hanno tentato di decifrarla. Il sociologo Pier Paolo Giglioli (Rituali di degradazione, Il Mulino) vi avvertì un’eco dell’idea di Durkheim secondo cui, nella religione, la società adora sé stessa. In anni più vicini a noi, Giovanni Orsina (La democrazia del narcisismo, Marsilio) l’ha interpretata alla luce delle teorie di Elias Canetti: quello di Borrelli era il grido di una “muta di caccia” (al cinghiale Craxi, nella fattispecie) consapevole di richiamare attorno a sé una massa dispersa e irrequieta. Oggi il magistrato Luigi Cavallaro (Il processo, Rubbettino) propone una terza lettura. La frase gli ricorda un’osservazione di Goethe sul carnevale romano: “Non è precisamente una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a sé stesso”. La differenza non è di poco conto. Nel rituale di degradazione, un potente viene trascinato a terra; nella caccia, la preda è così maestosa che richiede ai cacciatori di unirsi in muta; nel carnevale, invece, a essere sacrificato è appena un re fantoccio. Così è stato per Mani Pulite, in cui Cavallaro – facendo tappa presso Sciascia, Pasolini e Moro – vede la liquidazione di una classe dirigente già finita, inutile al nuovo potere. Goethe però si sbagliava, e la sua ingenuità occasionale ispirò l’ingenuità sistematica di Michail Bachtin, al cui classico studio su Rabelais dobbiamo mille equivoci sul carnevale come riscossa dal basso della plebe o come prova generale della rivoluzione. Sappiamo invece che nella trasgressione regolata dei carnevali si univano al popolo anche i ceti vincenti, felici di fingersi popolo per il tempo della festa. Mani Pulite non ha fatto eccezione.

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