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Il bi e il ba

Perché il sionismo non è colonialismo

Guido Vitiello

"Le ragioni di Israele" è un libro che senza ricorrere a semplificazioni e approssimazioni permette al lettore di comprendere il complicato mondo mediorientale

Riporto (e sottoscrivo parola per parola) ciò che scrivono Riccardo Galetti e Roberto Sajeva nel prezioso volumetto Le ragioni di Israele (Linkiesta Books): “Le analisi che collegano sionismo a colonialismo, suprematismo e a non ben precisati complotti imperialistici sono in realtà la stanca e sciatta applicazione al teatro mediorientale di qualche reminiscenza di teorie leniniste, mista alle più recenti teorie post-moderne e post-colonialiste”. È proprio così, e il Lenin degli scritti sull’imperialismo e sulla questione coloniale non è certo l’unico ferrovecchio a cui le mode accademiche degli ultimi decenni abbiano prestato i loro vezzosi ornamenti gergali. Del resto, il rozzo schematismo di queste idee è anche la ragione del loro successo: sono dotate di quella proprietà che Malcolm Gladwell chiama stickiness factor, cioè si azzeccano facilmente al cervello. Ma se c’è un tema su cui è bene rendere la propria testa refrattaria alle sostanze adesive ideologiche è proprio la questione mediorientale. E questo è il motivo principale per cui Le ragioni di Israele è così prezioso. Non tanto perché nell’esporre le ragioni non trascura i torti, quanto perché si nega deliberatamente all’uso che qualcuno potrebbe esser tentato di farne. Non è una bastiglia di baionette pronte a essere impugnate per le nostre polemicuzze, ma una raccolta meticolosa di informazioni storiche, demografiche, geografiche e geopolitiche sul più tragico e inestricabile groviglio della storia contemporanea. Piacerà a chi ha raggiunto quella fase della vita in cui capire (per quanto possibile) le cose dà più soddisfazioni che correre a prendere posizioni spericolate.

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