il bi e il ba
Solo agli ingenui sembra incredibile la sentenza scritta prima dell'arringa dell'avvocato
La vicenda raccontata dal Dubbio, a giudicare dalle reazioni, negli ambienti giudiziari – Csm in testa – non ha stupito quasi nessuno. Nostalgia per l'avvocato Mauro Mellini, che preservò la propria ingenuità con eroismo fino alla fine
L’incredibile vicenda raccontata dal Dubbio della sentenza fiorentina scritta prima di ascoltare la requisitoria del pubblico ministero e soprattutto l’arringa dell’avvocato difensore sembra incredibile solo a noi ingenui. E’ più che evidente, a giudicare dalle reazioni, che negli ambienti giudiziari – Csm in testa – non ha stupito quasi nessuno. Così, non ho potuto fare a meno di ripensare a un caro amico che pur avendo passato la vita nelle aule giudiziarie è rimasto, fino al giorno della morte, un ingenuo; e preservare la propria ingenuità, che spesso coincide con il proprio senso morale, fino a novant’anni suonati non è una fatalità, è una forma di eroismo. Alla sciatteria delle sentenze già scritte, se non copiate e incollate con qualche rimaneggiamento da sentenze precedenti, Mauro Mellini dedicò uno dei suoi libri migliori, La fabbrica degli errori, che si presentava come un breviario di patologia giudiziaria. Mellini riservava anche un capitolo alle tentazioni dell’informatica, all’epoca (era il 2005) ancora contenute, ma non è certo ai computer che dava la colpa. Il suo bersaglio polemico era il “magistrato senza qualità”, quello che sembra considerare i procedimenti – e dunque le vite di quanti vi sono coinvolti – come mere pratiche da “smaltire” per aumentare la propria “produttività” e magari riceverne encomi di vario tipo. Il problema è che il verbo smaltire, ricordava sempre Mellini, si usa solo in due ambiti: per i processi e per la spazzatura. E questa coincidenza, vista con gli occhi di un ingenuo, dice moltissimo.