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Brindo al M5s, che in 15 anni non è riuscito a partorire una faccia che non sia un costante invito agli schiaffi

Guido Vitiello

Non era facile partire con princìpi e metodi tutti sbagliati, rinnegarli tutti per convenienza e calcoli di bottega, e poi non contribuire in nessun modo al ripristino di princìpi e metodi civili

Preso com’ero dai quindici anni del Fatto Quotidiano mi sono perso i quindici anni del Movimento Cinque Stelle. Del resto sono nati per parto gemellare, monozigoti, per non dire siamesi. Ora festeggiano insieme l’età dell’acne e dell’onanismo selvaggio. Buon per loro. Al Fatto, me ne rammarico, non ho dedicato neppure un brindisi di auguri (come superare quello di Giuliano Ferrara?), ma per il M5s qualcosa a candeline spente vorrei dirla, diciamo pure un piccolo bilancio, o (per citare un Michele Santoro d’annata) un “vaffanbicchiere”. Ebbene, cari amici grillini e contiani, siete un prodigio, un miracolo della natura. Non era facile, in quindici anni, e potendo contare su fortune elettorali a volte da capogiro, riuscire a non partorire non dico una classe dirigente da primo mondo, ma neppure una singola persona presentabile, una singola faccia che non sia un costante invito agli schiaffi. Non era facile partire con princìpi e metodi tutti sbagliati, rinnegarli tutti per convenienza e calcoli di bottega, e poi non contribuire in nessun modo al ripristino di princìpi e metodi civili, come imporrebbe il ravvedimento operoso. Non era facile, soprattutto, far perdere tanto tempo a un paese che tempo non ne ha, costringendolo a star dietro alle vostre liti insulse, ai vostri scandaletti insulsi, alle vostre campagne insulse, alle vostre procedure insulse. Ci voleva del talento, come per fare zero al Totocalcio, che non è difficile come fare tredici ma poco ci manca. Eppure, pentastellati trilustri, voi ce l’avete fatta. Vaffanbicchiere!

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