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Spari a parte, Trump è invulnerabile: nulla turba il suo elettorato

Guido Vitiello

Lo diceva già nel 2016: “Potrei sparare a qualcuno e non perderei nemmeno un voto”. Aveva ragione. A dover temere le “sorprese di ottobre”, quei colpi di scena dell’ultimo mese. è invece Kamala Harris

Tra le innumerevoli ironie di questa stagione c’è il fatto che la possibile rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca coinciderebbe con il centenario del primo Manifesto surrealista, quello dell’autunno del 1924. Il problema è che, mentre noi ci balocchiamo con queste coincidenze, Trump ha già superato di slancio il Secondo manifesto, quello del 1930. Ne ricordo una frase: “Il più semplice atto surrealista consiste nello scendere in strada con una pistola per mano e sparare a caso, finché si può, sulla folla”. Trump era oltre già nel 2016: “Potrei sparare a qualcuno e non perderei nemmeno un voto”. Lo so che nelle ultime settimane è lui il bersaglio di un tiro a segno molto letterale, ma non è alla lettera che mi riferisco, è allo spirito. Giorni fa il comico Bill Maher ha parlato delle “sorprese di ottobre”, quei colpi di scena dell’ultimo mese – scandali, passi falsi, catastrofi comunicative – che possono decidere un’elezione. E ha concluso che Trump è completamente invulnerabile: non c’è nulla che possa fare per turbare il suo elettorato, nulla che non abbia già fatto. A dover temere questo genere di sorprese è invece Kamala Harris. Perché ha un profilo ancora non definito, certo, ma anche perché ha scelto di misurarsi – e dunque di essere misurata – su uno standard di ragionevolezza comune. Trump invece si è proiettato in uno spazio al di là del bene e del male, del vero e del falso, dove nessuna critica può scalfirlo, nessuna verità può sbugiardarlo. Vi ricorda qualcuno? A me sì: elezioni 2013, Berlusconi – dicesi Berlusconi – che dà del pallonaro a Oscar Giannino. Il surrealismo politico lo abbiamo inventato noi.

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