Ansa

il bi e il ba

L'analogia più grande è quella fra antiberlusconismo e antitrumpismo

Guido Vitiello

I Democratici hanno adottato una linea molto italiana: definirsi solo in funzione anti-Trump, imperniare la loro campagna sull’emergenza democratica, cercare di tenere dentro tutti, anche i più strampalati, senza paletti a sinistra

Berlusconi sta a Trump come Sbirulino a Pennywise, il clown demoniaco di Stephen King – l’uno era gioviale e voleva piacere a tutti, l’altro è scorbutico e fa del suo meglio per farsi detestare – ma per il resto è difficile guardare all’America dall’Italia senza pensare: ehi, noi ci siamo già passati. Non parlo tanto delle caratteristiche del personaggio e del suo pedigree mediatico-imprenditoriale, parlo della sua popolarità e della sua apparente indistruttibilità. E rivedo tutto come in una gigantografia. Al posto di Tartaglia c’è il cecchino della Pennsylvania, al posto del circo giudiziario dell’asse Firenze-Caltanissetta ci sono inchieste un po’ più robuste, al posto del Pd ci sono i Democratici, che però hanno adottato una linea molto italiana: definirsi solo in funzione anti-Trump, imperniare la loro campagna sull’emergenza democratica, cercare di tenere dentro tutti, anche i più strampalati, senza paletti a sinistra. So bene che le differenze sono grandi almeno quanto le analogie, e tra le differenze ce n’è una che ci tengo a sottolineare. Un giornalista molto intelligente, il liberal eterodosso Jesse Singal, ha pubblicato dopo la batosta un pezzo intitolato: We are losers. Non “abbiamo perso”, attenzione, ma “siamo dei perdenti”. Singal dice semplicemente che l’antitrumpismo, di cui pur condivide molte ragioni, è del tutto fallimentare, e che troppe risorse se ne vanno a finanziare persone e idee che sono “inefficaci nel migliore dei casi e controproducenti nel peggiore”. Ebbene, qui avremmo potuto (dovuto) capirlo non dico nel 1994, ma almeno nel 2001, l’anno del Berlusconi II, che è un po’ l’equivalente del 2024 americano. E invece, contro ogni utilità, l’antiberlusconismo è sopravvissuto alla morte politica di Berlusconi, cambiando denominazione sociale in antirenzismo, poi in antisalvinismo, poi in antimelonismo. Serve a far fatturare (sempre meno, per fortuna) un piccolo gruppo di affaristi dell’indignazione, ma non cava un ragno dal buco. Speriamo che gli americani ci indichino la via del pragmatismo.

Di più su questi argomenti: