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il bi e il ba

L'elettore di sinistra è mediamente più intollerante dell'elettore di destra

Guido Vitiello

I Repubblicani americani, scrive Francesco Costa, sono per lo più accoglienti con chi condivide solo in parte le loro proposte; al contrario, "per le élites, i ‘gruppi’ e gli attivisti dei Democratici, le posizioni non negoziabili sono diventate tantissime"

Un’osservazione di Francesco Costa – dall’ultima puntata della sua newsletter, dedicata ai motivi della vittoria di Trump – solleva un tema che riguarda, prima e più che la classe politica, l’antropologia del cittadino comune. I Repubblicani, scrive Costa, sono per lo più accoglienti con chi condivide solo in parte le loro proposte; al contrario, “per le élites, i ‘gruppi’ e gli attivisti dei Democratici, le posizioni non negoziabili sono diventate tantissime: chi è d’accordo con due terzi delle loro proposte è un bigotto razzista omofobo di destra che farebbe bene a togliersi la maschera e andare con quegli altri”. È la conferma di ciò che molti – e io tra questi – hanno sperimentato mille volte. In generale (salvo biasimevoli eccezioni) con il tizio di destra ci parli, ci litighi, magari ti ci insulti pure ma poi torni a discuterci, daccapo. Con il tizio di sinistra (salvo lodevoli eccezioni) questo è molto più difficile. Se sgarri su uno dei mille temi non negoziabili – che coprono tutto lo spettro che va da Gaza al patriarcato, dallo schwa alla gpa – spesso ti toglie il saluto senza preavviso. Quando provi a dialogarci – specie se lo fai in pubblico, sotto gli occhi dei suoi pari – è preso dal terrore perbenista di esser visto in cattiva compagnia, e allora ti snobba ostentatamente, o ti rifiuta a priori la dignità di interlocutore. Al limite parla (male) di te, ma sa che con quelli come te non ci si siede a tavola. O addirittura – mi è capitato ben due volte, di recente – ti liquida dicendo che appartieni a un’altra categoria di esseri umani. In breve, per mia esperienza, l’elettore di sinistra è mediamente più intollerante dell’elettore di destra (lo stesso non si può dire per i rispettivi eletti, almeno in Italia, ma chissà quanto durerà). Perché? Sto leggendo un libro dello psicologo Luke Conway dedicato proprio a questo. Si chiama Liberal bullies. Inside the mind of the authoritarian Left (Swift Press, 2024). Finora è un po’ deludente, ma vi terrò aggiornati.

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