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Tajani dice a Hezbollah di imparare a usare meglio le armi, geniale

Guido Vitiello

“Se è stato un errore, imparino a utilizzare meglio le armi”, ha detto il ministro degli Esteri dopo che razzi dell'organizzazione terroristica hanno colpito la base italiana Unifil. E tornano in mente barzellette sull'antisemitismo tra le due guerre

So bene di metterci un pizzico di sovrainterpretazione maligna, ma la frase del ministro degli esteri Antonio Tajani sui razzi di Hezbollah che hanno colpito la base italiana Unifil anziché i bersagli israeliani – “Se è stato  un errore, imparino ad utilizzare meglio le armi” – mi ha ricordato tanto la famosa storiella sui ciclisti che circolava in Europa tra le due guerre. “La causa dei nostri guai sono gli ebrei e i ciclisti”, dice uno. “Perché i ciclisti?”, risponde l’altro. E un terzo: “E perché gli ebrei?”. Ormai ragionamenti di questo tenore si sentono ovunque, e non certo in forma di barzelletta. Li hanno picchiati, sì, ma guarda che erano sostenitori di Netanyahu, mica semplici ebrei. Vogliono boicottare gli scrittori, gli editori e gli artisti, ma è perché sono israeliani, l’antisemitismo non c’entra niente. E così via. Forse è il momento di riprendere in mano un romanzo dell’immediato dopoguerra, Barriera invisibile di Laura Z. Hobson (da cui Elia Kazan ricavò nel 1947 un bel film con Gregory Peck). C’è un giornalista che si finge ebreo per scrivere un articolo sull’antisemitismo e sperimentare in prima persona il pregiudizio – un’inchiesta undercover, insomma. Un giorno però suo figlio torna a casa piangendo, perché i bulli lo hanno chiamato “sporco ebreo”. La mamma lo rassicura: “Oh, tesoro, non è vero, non è vero! Tu sei ebreo quanto lo sono io. E’ solo un terribile errore”. Il giornalista sgrida subito la moglie. Ma se al posto di Gregory Peck ci fosse stato Tajani avrebbe detto: “Se è stato un errore, i bulli imparino a usare meglio i pugni”.

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