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È inevitabile, ma ogni sentenza di assoluzione implica un errore giudiziario

Guido Vitiello

Buone ragioni per istituire una Giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari proprio il 17 giugno, giorno in cui nell'83 fu arrestato Enzo Tortora. E spunti da "Le miserie del processo penale" di Francesco Carnelutti

Perché istituire una Giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari proprio il 17 giugno? Perché è il giorno in cui, nel 1983, fu arrestato Enzo Tortora, dicono i promotori. Sembra una risposta cristallina e autoevidente: non lo è. Cela infatti un grande enigma: quando comincia l’errore giudiziario? Con l’avvio dell’indagine, con l’arresto, con il rinvio a giudizio, con la condanna? I profani, tra i quali volentieri mi annovero, peccano senz’altro d’ingenuità nel valutare certe questioni di diritto con i criteri della moralità comune; ma è un peccato veniale se lo si raffronta al peccato simmetrico, in cui cadono ahinoi moltissimi magistrati, che consiste invece nel misurare gli abissi della coscienza e della condizione umana con il metro della tecnica giuridica – un peccato che porta a dire per esempio che il caso Tortora, a rigor di termini, non fu neppure un errore: l’imputato fu assolto in appello. Nessuno, a mia conoscenza (che tuttavia in materia non è molta), ha colto questo punto meglio di Francesco Carnelutti in un libricino eccelso del 1957, Le miserie del processo penale, che invito i lettori a riscoprire. Ogni sentenza di assoluzione implica un errore giudiziario, dice Carnelutti guardando alla sostanza delle cose e non solo alle definizioni dei codici e dei manuali, perché “contiene non solo l’accertamento dell’innocenza dell’imputato ma, insieme, la confessione dell’errore commesso da coloro che lo hanno trascinato nel processo”. E’ un errore a volte inevitabile, del quale la gente non si accorge, “e non solo gli uomini della strada, ma perfino gli esperti del diritto: non conosco un giurista, ad eccezione di chi vi parla, il quale abbia avvertito che ogni sentenza di assoluzione è la scoperta di un errore. In questo modo, o per negligenza o per falso pudore, si nascondono quelle miserie del processo penale, che debbono invece essere conosciute e sofferte affinché si faccia il conto che si deve della giustizia umana”. Cioè, ben poco conto. Per queste ragioni non tecniche il 17 giugno mi sembra una data perfetta.

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