il bi e il ba

La sciagurosa estensione del metodo Strasberg

Guido Vitiello

Recitare Arpagone significa essere Arpagone, indossare per scherzo un costume locale equivale a rubare l’anima di un popolo, e guai ad affidare il ruolo cinematografico di una eschimese non-binaria neuroatipica a una non-eschimese binaria neurotipica

La citazione attribuita a una dozzina di autori, tra i quali ovviamente Oscar Wilde – “Non leggo mai i libri che recensisco, per non farmi influenzare” –, può valere a maggior ragione per una miniserie. Dunque, metto agli atti che non ho visto neppure un fotogramma di “M. Il figlio del secolo”. Ho letto in compenso l’ormai famigerata intervista di Luca Marinelli con Walter Veltroni e altre interviste in cui l’attore dice che impersonare Mussolini sospendendo il giudizio è stato doloroso ma che alla fine delle riprese è tornato antifascista, con tanti complimenti della nonna (che non è Veltroni, ndr). Ho due commenti da fare. Il primo è un celebre aneddoto sui metodi dell’Actor Studio, basati su un’idea parossistica, quasi sciamanica, dell’immedesimazione. Per interpretare con la massima credibilità una scena del “Maratoneta” (1976) in cui il protagonista è insonne da tre notti, Dustin Hoffman non dormì per settantadue ore difilato. Il coprotagonista Laurence Olivier, della vecchia guardia, gli disse pressappoco: “Giovanotto, perché non prova a recitare?”. Ma questa è solo la premessa. Il vero problema è che in un mondo in cui non ci si accontenta più di essere o al limite di illudersi di essere, ma ci si identifica-come, il metodo Strasberg è esteso sciagurosamente a tutti i palcoscenici materiali e immateriali della vita quotidiana. Recitare Arpagone significa essere Arpagone, vestirsi a Carnevale da Paperino implica essere Paperino, indossare per scherzo un costume locale equivale a rubare l’anima di un popolo, identificarsi performativamente come donna non è diverso da essere donna, e guai ad affidare il ruolo cinematografico di una eschimese non-binaria neuroatipica a una non-eschimese binaria neurotipica. E’ abolito qualunque spazio di gioco, proprio perché il gioco è ovunque. Bene. Ora che so cosa ne penso, posso anche vedere M.