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il bi e il ba

Se il mancato riconoscimento dell'autopercezione equivale al genocidio

Guido Vitiello

Gli allarmi per l’ordine esecutivo di Donald Trump che riconosce legalmente solo i due sessi tradiscono la consapevolezza che si tratta di identità fragilissime

Il biologo Colin Wright ha raccolto in un collage alcune delle reazioni pubblicate sul social network Bluesky (la patria elettiva di molti progressisti in fuga da casa Musk) all’ordine esecutivo di Donald Trump che riconosce legalmente solo i due sessi, maschio e femmina, e non le tante identità di genere. E’ una lettura istruttiva. Cito solo un commento, che li compendia un po’ tutti: “Sono agender. Esisto. I miei fratelli e le mie sorelle trans esistono. I miei fratelli e le mie sorelle non-binari esistono. Le persone queer di ogni centimetro dello spettro esistono. Continueremo a esistere, indipendentemente da ciò che dice o fa un ridicolo stronzo arancione vestito con un abito da quattro soldi”. La questione, come si vede, inclina pericolosamente all’ontologia. Cosa vuol dire quell’“I exist”? E’ evidente che esistono ed esisteranno persone che si definiscono agender, trans, non-binarie eccetera, e che questa definizione potrà essere abbracciata da tutti coloro che ne condividono i presupposti. Sotto questo aspetto, il commento è ridondante: ribadisce un’ovvietà. Le cose però non sono così semplici, perché la saldatura ideologica tra l’autopercezione (mi sento x) e l’ontologia (ergo sono x) è stata in questi anni promossa in modo così tenace che alcuni si sono spinti a dire che il mancato riconoscimento del self-id di una categoria equivale, di fatto, al genocidio. Questi allarmi tradiscono la consapevolezza che si tratta di identità fragilissime, che reclamano la certificazione legale-burocratica perché faticano a camminare socialmente sulle loro gambe. Se la tua “esistenza” dipende dal fatto che il mondo intero sia costretto per legge a ratificare la tua identità percepita, viene il dubbio che la tua percezione non sia poi così sicura.

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