il bi e il ba
Accanirsi sul cadavere della wokeness è inutile
Tra coloro che in questi anni hanno combattuto la buona battaglia contro l’intolleranza progressista, tirando per tempo l’allarme, i più avvertiti hanno capito che la nuova minaccia proviene dalla woke right, la destra identitaria e altrettanto intollerante
Ci sarà senz’altro qualche colpo di coda, magari anche energico, e molti giapponesi continueranno a impugnare le armi perché nessuno li ha avvisati che la guerra è finita; accadrà soprattutto qui alla periferia dell’impero, dove le mode arrivano in differita e attecchiscono solo quando in America il picco è ormai alle spalle. È prudente quindi dormire con un occhio solo, ma diciamocelo chiaramente: accanirsi oggi contro quel cadavere ambulante chiamato wokeness è da maramaldi. Tra coloro che in questi anni hanno combattuto la buona battaglia contro l’intolleranza progressista, tirando per tempo l’allarme, i più avvertiti hanno capito che la nuova minaccia proviene dalla woke right, la destra identitaria e altrettanto intollerante. Per parte mia, contro le tesi catastrofiste di chi vedeva nella wokeness il suicidio dell’occidente, ho sempre pensato che fosse una febbre intellettuale non molto diversa da quella dei maoisti europei negli anni Settanta, dunque un’alterazione passeggera, salvo che è stata molto più diffusa e ha fatto molti più danni, specie nell’industria culturale e nelle università (dove continuerà a farne). Anni fa, dovendo prevedere il suo avvenire, risposi così: resteranno i detriti di brutti libri e brutti film, che odieremo per poi guardarli di nuovo con affetto, al prossimo giro di boa generazionale, come reperti vintage. Perciò mi porto avanti con il lavoro, e raccomando al lettore che conosce il francese due libri recenti: Woke fiction di Samuel Fitoussi (Le cherche midi, 2023) e Kafka au candy-shop di Patrice Jean (Editions Léo Scheer, 2024). Il primo parla di film e serie tv, il secondo di letteratura. Sarà divertente sfogliarli tra qualche anno, e vedere dove si saranno riposizionati i conformisti di oggi per non perdersi gli inviti ai festival di domani. Ora però ci aspetta un’altra battaglia.