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Il Bi e il Ba

Un conto è l'Alzheimer, un conto la possessione demoniaca

Guido Vitiello

Il giornalista Jörg Lau paragona Donald Trump a un genitore anziano affetto da Alzheimer e l'Europa a un figlio rimasto solo, addolorato e disorientato. Se la seconda metafora è vera, la prima - purtroppo per noi - pecca di eccessiva tenerezza

Siamo condannati a comprendere il mondo per metafore, traslocando continuamente idee e immagini da un campo semantico all’altro, e la scelta della metafora giusta non è una preoccupazione frivola, è molto più vitale di quanto si potrebbe pensare. Ieri Jörg Lau, firma della Zeit, ne ha trovata una molto efficace per descrivere il suo sconcerto di europeo vissuto all’ombra del potere americano (hard e soft) davanti al nuovo corso di Donald Trump in politica estera: “Questi giorni sono come quando il tuo genitore anziano soccombe improvvisamente all’Alzheimer, non ti riconosce più e, quel che è peggio, non sa più chi è”. E’ una metafora agghiacciante, non c’è dubbio; ciononostante temo che sia ancora troppo ottimistica. Il declino di un padre o di una madre può essere uno spettacolo straziante, specie se (è il caso dell’Europa) i figli si sentono ancora dipendenti e non avevano mai messo in conto di doversela un giorno cavare da soli. Ma l’Alzheimer è una malattia che rende deboli, disorientati, avviliti, incapaci di svolgere le più banali attività quotidiane. L’America di Trump, al contrario, sembra avere le idee chiarissime e la determinazione per portarle avanti. Se proprio vogliamo salvare la metafora di Lau, dovremmo filtrarla alla luce di uno strano film dell’orrore del 2014 intitolato The Taking of Deborah Logan. Parla di una troupe che comincia a girare un documentario sulla vita quotidiana di un’anziana signora affetta dal morbo di Alzheimer, salvo scoprire che la donna non è una malata, è una posseduta.

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