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LaPresse
Il Bi e il Ba
La rapidissima evoluzione della commedia
L'ultimo appello di Elon Musk, pronunciato di fronte a una folla di conservatori, è "Let's legalize comedy!". La commedia, però, da monopolio della sinistra, sembra ormai ampiamente padroneggiata dalla destra: il prossimo passo è istituzionalizzarla?
Mettetevi nei miei panni. So che le apparenze non giocano a mio favore, ma vi assicuro che non sono io a spingervi sotto il naso il mio prosciutto editoriale (copyright Soncini) con il pretesto di commentare le cronache, semmai è l’attualità che si fa in quattro per pubblicizzare ogni giorno il mio Joker scatenato, senza che io l’abbia autorizzata né tanto meno pagata per farlo. Ieri Elon Musk ha infiammato un raduno di conservatori, la Conservative Political Action Conference, al grido di “Let’s legalize comedy, yeah!”. È il compimento di un moto rivoluzionario, in senso astronomico prima e più che politico: l’astro ridente della commedia illumina adesso quel lato del pianeta ideologico che aveva a lungo lasciato in ombra. È stato tutto così rapido che quasi non ce ne siamo accorti. Fate caso alla data di pubblicazione di due libri che non sono il mio: il primo, scritto dalla politologa Alison Dagnes, si intitola A Conservative walks into a bar (2012), e si chiede come mai la satira sia da tempo immemorabile monopolio della sinistra; il secondo, That’s not funny (2022) degli studiosi di comunicazione Matt Sienkiewicz e Nick Marx, sostiene invece che ormai è la destra la padrona della comicità. Dieci anni appena tra l’uno e l’altro, ma sembra passata una decade cosmologica. Che senso dare, allora, alla frase di Musk? Il suo bersaglio polemico era una sinistra seriosa e pedante che “vuole mettere fuori legge la commedia”, ma ovviamente era poco più di una boutade. Perché Musk non propone di legalizzare la comicità: aspira a istituzionalizzarla.