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Il Bi e il Ba

Fingersi morti non ha mai funzionato

Guido Vitiello

Andrebbe spiegato a James Carville, veterano delle campagne presidenziali americane, che a quanto pare prende esempio da Elly Schlein: ha detto che, a suo avviso, i democratici dovrebbero fingere di esser morti fino a far esaurire la spinta propulsiva di Trump. Ma tra gli animali che adottano questa strategia per sfuggire ai loro predatori, nessuno lo fa per prepararsi alla controffensiva

Non abbiamo esportato solo il berlusconismo e il grillismo, che in Trump si sono ibridati in un ircocervo mostruoso, stiamo esportando anche l’ellyschleinismo. Giorni fa il New York Times ha ospitato un intervento di James Carville, veterano delle campagne presidenziali e in particolare di quella di Bill Clinton del 1992, secondo cui i democratici dovrebbero fingersi morti – proprio così: play dead – finché il predatore Maga non esaurisce la sua spinta propulsiva, e solo allora “puntare alla giugulare come una muta di iene”. Beh, cari democratici americani, fatevelo dire a ragion veduta dall’Italia: la tattica non funziona, non funziona nemmeno un poco. E non serve che veniate fin qui a studiare la catatonia politica di Elly Schlein e del suo partito, basta che vi facciate un giro in uno dei vostri parchi naturali. Consiglio di rileggere il classico dello zoologo J.L. Cloudsley-Thompson sulle strategie difensive nel regno animale, La zanna e l’artiglio (Boringhieri, 1982). Sono molti, in natura, gli animali che si fingono morti per sfuggire al predatore (l’esempio più noto è quello degli opossum, ma ci sono anche insetti, serpenti o uccelli come la volpoca egiziana e la casarca). Nessuno di questi, tuttavia, lo fa per prepararsi alla controffensiva. Il re di quaglie o crex crex – delizioso pennuto dal richiamo che suona come un citofono – sa farsi simile a un cadaverino sperando che l’aggressore si dimentichi di lui, ma poi non lo assalta: scappa ad ali spiegate. In altre parole, fingersi stecchiti per far passare la nottata è l’ultimo rifugio di bestiole che si trovano in tale disparità di forze da non avere alternativa. Non mi sembra una prospettiva politica rincuorante. Si è chiusa ormai la stagione degli elefantini e degli asinelli: se Trump è una iena – e senza dubbio lo è – bisogna contrapporgli un leone, non un opossum.

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