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Il Bi e il Ba

Le foto dei leader occidentali con Zelensky, tra bugie e mezze verità

Guido Vitiello

Milei ha eliminato dai social alcune sue foto con Zelensky. Sulla base di questa notizia vera ne è stata diffusa una falsa, secondo la quale Meloni avrebbe fatto lo stesso. È interessante che la cosa sia parsa credibile sia ai sostenitori del presidente ucraino, sia ai propagandisti di Putin

Spesso le fake news sono semplicemente false. Altre volte – come gli aforismi per Kraus – oscillano tra la mezza verità e la verità e mezza. L’altro ieri, sulla base di una notizia vera (il presidente argentino Milei ha rimosso dai suoi account social alcune foto che lo ritraggono in compagnia di Zelensky) ne è stata coniata una falsa, secondo cui Meloni avrebbe fatto lo stesso. Non è così. Ma la cosa interessante è che la notizia sia apparsa immediatamente credibile tanto ai sostenitori di Zelensky, che vi hanno letto un altro segno del tradimento dell’Ucraina, quanto ai propagandisti di Putin come Nicolai Lilin, il quale l’ha rilanciata sul suo canale Telegram. Per i filorussi il senso della notizia è lo stesso, ma il tono è di soddisfazione: finalmente “un criminale, tossicodipendente, sodomita e satanista” (così il candidato di Michele Santoro) è abbandonato al suo destino da leader occidentali più smidollati di lui.

Fin qui le fandonie e le mezze verità. Quanto alla verità e mezza, ossia all’elemento rivelatore di questo piccolo incidente, consiglio al lettore di procurarsi un vecchio libro di Alain Jaubert, Commissariato degli archivi (Corbaccio, 1993), dedicato all’arte del fotoritocco totalitario: immagini manipolate o ritagliate per bruciare in effigie un personaggio caduto in disgrazia. In 1984 di George Orwell questa mansione spetta al Ministero della Verità: le foto dei dissidenti finiscono nei “buchi della memoria”. Immagino che l’intelligenza artificiale faciliterà molto il compito. Intanto, mentre proseguono i “due minuti d’odio” contro Zelensky, vi lascio una questione letteraria: ogni lettore di Orwell sa che l’ispirazione di Emmanuel Goldstein, il nemico sopremo di Big Brother a cui sono dedicate le sessioni di odio collettivo, è Lev Trotskij (che all’anagrafe si chiamava Bronstein); ma siamo certi che l’amara ironia di Orwell non volesse evocare anche Grigorij Goldstein, il grande fotoreporter della rivoluzione bolscevica, dalle cui immagini Trotskij fu cancellato? E in quale buco della memoria finirà Zelensky, ora che a Washington hanno deciso di dar vinta la guerra fredda a tavolino a un ex funzionario del Kgb?