
LaPresse
Il Bi e il Ba
Tra eterni liceali e liceali di ritorno
Tra i primi Di Battista e Salvini, a cui si sono uniti Michele Serra, D'Alema, illustri professori di filosofia come Cacciari e Di Cesare. Sulla guerra e sul riarmo ragionano come adolescenti nei giorni dell'occupazione. Deve essere per via del meccanismo che la psicanalisi chiama "regressione": un ritorno involontario a modi di funzionamento del passato, di fronte a un pericolo presente
Non chiederti per chi suona la campanella. Nel nostro sterminato liceo classico a cielo aperto, dove tutti i dibattiti ricordano le assemblee in palestra nei giorni dell’occupazione, essa suona per te. Tra Di Battista, il belloccio della II A che è stato in vacanza a Mosca (“io la Russia la conosco bene, non è un paese che ha nel dna la conquista di altri territori”) e Salvini, il ripetente della III C, che propone di sistemare le strade e gli ospedali invece di comprare missili, non si sa chi la spunterà nella gara per essere eletto rappresentante d’istituto. Ma non dovremmo preoccuparci di questi eterni liceali, quanto dei liceali di ritorno, ossia di coloro che credevamo adulti e che si riscoprono adolescenti, da Michele Serra (guai a buttare quattrini pubblici “nel pozzo infernale del riarmo generalizzato”) a Massimo D’Alema (“forse avevamo ragione quando, da giovani, urlavamo che l’imperialismo Usa era una barbarie”), per tacere dei tanti prof. di filosofia – da Cacciari a Di Cesare – che si intruppano con i liceali occupanti.
Mi pare che stia scattando un equivalente politico di quel meccanismo che la psicoanalisi chiama “regressione”. Il prontuario di White e Gilliland (I meccanismi di difesa, Astrolabio 1977) lo definisce come “un ritorno automatico e involontario a modi di funzionamento psicologici che sono caratteristici di stadi più antichi” che “si verifica quando l’individuo viene a trovarsi, nel presente, di fronte a un grave conflitto”. Ne parlavo ieri con l’amico giornalista Vittorio Zambardino (classe 1951), il quale si chiedeva come mai in tanti suoi coetanei riaffiorano parole d’ordine e schemi ideologici di stagioni remote. Gli ho lanciato l’ipotesi che il clima minaccioso che incombe su tutti li ha portati a smantellare le impalcature messe su frettolosamente nell’euforia degli anni Novanta e a rifugiarsi nella rassicurante aula magna della loro giovinezza. La campanella di Trump e Putin è suonata anche per loro.



Il Bi e il Ba