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Il Bi e il Ba

L'indecifrabile posizione del Pd sul riarmo spiegata con gli aneddoti di Bordin sul Pci

Guido Vitiello

I dirigenti comunisti mentivano scientemente ai propri militanti su una questione essenziale come le condizioni di vita nell'Urss. Chissà se anche oggi ai piani alti del Partito democratico non siano in realtà consapevoli della necessità di irrobustire la nostra Difesa

L’atteggiamento del Pd verso la manifestazione del 15 marzo e più in generale verso l’ipotesi di riarmo mi ha riportato alla memoria una battuta del caro Massimo Bordin, che ci ha usato la scortesia di andarsene quando più c’era bisogno della sua saggezza storica. L’occasione - ne sono quasi certo - era la presentazione di un libro di Francesco Cundari, “Il manuale del giovane turco”. A un certo punto il dibattito, spiritoso e divagante, toccò le ironie che i dirigenti del Pci si concedevano in segreto rispetto alla reale condizione dell’Urss. Attenzione, disse Bordin, questi aneddoti sono divertenti, ma poi quegli stessi dirigenti propinavano ai loro militanti il libro propagandistico “Nell’Unione Sovietica si vive così” del compagno Robotti, dunque stiamo parlando di un ceto partitico che mentiva scientemente e sistematicamente ai propri militanti su una questione essenziale.

E veniamo al Pd di oggi, che ovviamente è tutta un’altra storia, ma che è in parte la stessa storia (certe abitudini sopravvivono al venir meno delle ideologie). Sono convinto che ai piani alti del partito molti abbiano le idee chiare sulla necessità di prepararsi a fronteggiare una minaccia molto concreta, e senz’altro non ne sanno di meno dei partiti gemelli nel resto del continente. Ma non possono permettersi di parlar chiaro. Perché, se si esclude la parentesi di D’Alema e dell’ex Jugoslavia (del resto spesso rinnegata come se fosse una macchia da lavare), in trent’anni quel partito ha scelto di perdere tutti i tram, tutte le fermate intermedie per portare i propri elettori a far la pace con l’idea che non sempre ce la si cava con i generici appelli alla pace. Così, in articulo mortis (la morte possibile dell’Europa come la conosciamo), eccoli costretti a tenere una linea indecifrabile, vaghissima, biforcuta, che si raduna intorno ai significanti fluttuanti “Europa” e “pace”; vessilli verbali che non pochi dei loro militanti e alleati - tra cui i cripto-putiniani dell’infido Conte - riempiono di significati che si traducono, nella pratica, con “Eurasia” e “guerra”. Le scelte, soprattutto quelle non fatte o procrastinate, si pagano a caro prezzo. 

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