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Il Bi e il Ba
Un pensiero di Paul Valéry per ricordare che la pace è un sistema di convenzioni
E' utile trascriverlo per smontare le argomentazioni di chi pretende di sovrapporre riarmo e bellicismo
Tra le confusioni intellettuali più perniciose di questi giorni c’è la pretesa di legare insieme, se non proprio di sovrapporre, “riarmo” e “bellicismo”, quasi che l’uno fosse la premessa logica dell’altro: ci si arma perché si vuol fare la guerra, e si fa la guerra come conseguenza dell’essersi armati. Suona ragionevole. Non lo è. Trascrivo un pensiero di Paul Valéry da “Orient et Occident”, un testo del 1928 che faceva da prefazione a un romanzo cinese: “La pace non è altro che un sistema di convenzioni, un equilibrio dei simboli, un edificio essenzialmente fiduciario. La minaccia si sostituisce all’atto; la carta all’oro; l’oro a tutto. Il credito, le probabilità, le abitudini, i ricordi e le parole divengono così degli elementi immediati del gioco politico, perché ogni politica è speculazione, un’operazione più o meno reale su valori fittizi. Ogni politica si riduce a operazioni di sconto e riporto di potenza. La guerra liquida infine queste posizioni, esige la presenza e il versamento di forze vere, saggia i cuori, apre le casseforti, contrappone il fatto all’idea, i risultati alle voci, l’accidente alle previsioni, la morte alle frasi”.
La cartamoneta in sé non varrebbe nulla, se non ci fosse l’oro a garantirla. Ugualmente, la diplomazia non è che flatus vocis, se alle spalle non ha degli arsenali. Si commercia in simboli proprio per non dover aprire i forzieri, per non essere costretti a versare l’oro promesso o il sangue minacciato. È con questo espediente, nel Faust, che sono messe in salvo le finanze dell’Impero. Certo, qualcuno verrà a ricordarci che nel dramma di Goethe la cartamoneta è un’invenzione di Mefistofele. Ma è pur sempre il principe di questo mondo, e non possiamo permetterci il lusso di estrometterlo dal negoziato.