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Il Bi e il Ba

L'ossessione dei propagandisti putiniani per l'omosessualità

Guido Vitiello

La cerimonia di apertura delle Olimpiadi è "pura sodomia"; Zelensky è "un sodomita"; Kadyrov minacciò di "sodomizzare il mondo intero". Secondo la sovietologa Françoise Thom, si tratta di un lascito dei codici delle organizzazioni criminali del mondo carcerario sovietico

Non saprei dire quanto vada a fondo la “profonda affinità” tra russi e siciliani che Alberto Savinio notava in una cronaca teatrale del 1937 ora raccolta in Palchetti romani (Adelphi). A lui sembrava evidente anche negli aspetti in apparenza più lontani, come il diverso modo di reagire alle corna. Io sono colpito semmai dalla frequenza con cui l’umorismo, le allusioni, gli insulti e i non detti degli uni e degli altri orbitano intorno al tema dell’omosessualità maschile. Nel caso della Russia e del suo regime mafioso, parte di questa ossessione si deve al modo in cui la malavita – a cui i sovietici avevano appaltato la gestione dello sterminato e ingovernabile arcipelago carcerario – ha diffuso ovunque i suoi codici nel caos seguito al crollo dell’Urss. La sovietologa Françoise Thom parla addirittura di una “metastasi delle organizzazioni criminali del mondo carcerario nel resto della società”. E in questa giungla divisa fra superpredatori e sottouomini, la prima preoccupazione, se non si vuole perdere il rispetto e finire nella seconda categoria, è non farsi violentare.

È inquietante la tenacia con cui i propagandisti putiniani battono su questo tasto. La cerimonia di apertura delle Olimpiadi è “pura sodomia”; Zelensky, “un sodomita”; Kadyrov, il fantoccio ceceno di Putin, minacciò nel 2017 di “sodomizzare il mondo intero” con l’arma nucleare russa. Ma qui si osserva anche la differenza principale che Savinio ravvisava tra siciliani e russi: “la redenzione, necessaria ai primi, ignota ai secondi. Dal fondo delle galere siberiane, i personaggi di Dostoevskij volano direttamente in Paradiso. Ai personaggi di Pirandello queste capacità aviatorie mancano”. O anche, come ha detto un russo famoso: in caso di guerra nucleare “noi, in quanto martiri, andremo in Paradiso, gli altri moriranno e basta” (Vladimir Putin, forum di Valdai, novembre 2018).

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