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Il Bi e il Ba

"Malcomune" di Simone Lenzi, o degli assilli degli assessori

Guido Vitiello

L'ex assessore alla cultura di Livorno racconta gli anni precedenti alla sua defenestrazione. I lettori sono catapultati in un "ingranaggio complesso e mostruoso, assemblato all'unico scopo di girare a vuoto"

Indovinello: chi l’ha scritto? “Ogni categoria umana, per come la si voglia definire a seconda del vocabolario di riferimento, pensava l’Assessore, trova la sua particolare declinazione nell’impiego comunale, che plasma l’anima e il corpo del dipendente, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Il lavoro comunale, per quanto nessuno fuori dal palazzo sarebbe disposto a crederci, è un lavoro usurante, e non tanto per quel che, secondo il luogo comune di sé stesso, non si fa, ma perché quello che si fa è sempre e soltanto attivare lo scatto minimo di una minuscola ruota dentata in un ingranaggio complesso e mostruoso, assemblato spesso all’unico scopo di girare a vuoto”. Un lettore del secolo scorso risponderà a colpo sicuro: Augusto Frassineti! E’ un distillato della sua metafisica della “ministerialità” come processo senza scopo.

E invece è Simone Lenzi, in un libro che si chiama Malcomune (Linkiesta Books), ma che avrebbe potuto chiamarsi, in omaggio ai Misteri dei ministeri di Frassineti, Assilli degli assessori. E’ un libro esilarante. Una parte della storia – quella in cui l’autore, ex assessore alla cultura del comune di Livorno, viene defenestrato per il grottesco fraintendimento di alcuni tweet – il lettore del Foglio la conosce già. Ma è nel racconto degli anni precedenti che si trovano le vere pepite. Se il “segretario del sottosegretario” di Frassineti era alle prese con la “leggina”, l’assessore di Lenzi deve vedersela con il “progettino”, anzi con i mille progettini di artisti mitomani e compagnie teatrali arrembanti di abbattitori della quarta parete. Sono pagine in cui vien giù il teatro, se non fosse che il teatro “si era piuttosto trasformato in un organismo composito e pluricefalo che, nutrendosi delle macerie di tutte quelle quarte pareti, ingrassava di giorno in giorno, scomponendosi e moltiplicandosi in tutti i modi biologicamente possibili, agamici o gamici che fossero, di fatto però sempre avvinghiandosi come l’edera alla pianta del bilancio comunale”.

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