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Il Bi e il Ba

L'enciclica che avrei tanto voluto che Francesco scrivesse

Guido Vitiello

Un'enciclica sull'umorismo come virtù del cristiano. Da Isacco a San Filippo Neri, passando per la rivisitazione del risus paschalis, fino alla frase di Chersterton secondo cui Gesù si appartava per nascondere ai discepoli il suo segreto più grande: un'incontenibile allegria

Trent’anni fa Sergio Quinzio – un’anima gentile e quasi fanciullesca che si era lasciata irretire da una delle varianti più diffuse e perniciose del kitsch spirituale, il sublime apocalittico-melodrammatico dostoevskiano – immaginò le encicliche dell’ultimo Papa, il Pietro II profetizzato intorno all’anno Mille dal monaco irlandese Malachia, e provò a scriverle di suo pugno nel terribile Mysterium iniquitatis, pubblicato da Adelphi nel 1995. La morte di Papa Bergoglio mi mette in una condizione simile alla sua. Confesso infatti di avere sperato, in questi anni, che Francesco scrivesse un’enciclica sull’umorismo come virtù del cristiano. I segnali c’erano tutti: l’incontro con i comici nel giugno dell’anno scorso, ma più ancora il consiglio con cui usava chiudere tanti incontri – lo ripeté alle suore di clausura, ai pellegrini spagnoli, ai ragazzi autistici, a Giorgia Meloni: “Non perdete mai il senso dell’umorismo”.

Nell’enciclica dei miei rimpianti, Francesco avrebbe preso l’avvio da Isacco, colui che ride, per arrivare a san Filippo Neri, der humoristische Heilige, il santo spiritoso, come lo battezzò Goethe. Avrebbe poi confutato teologicamente quei testi apocrifi docetisti e gnosticheggianti in cui Cristo ride sulla croce perché la sua sofferenza è solo apparente. Avrebbe inoltre rivisitato l’antica consuetudine liturgica del risus paschalis, proponendo di sostituire, nelle celebrazioni, tutti quei verbi che lasciano tiepidi i fedeli, quei giubilate e quegli esultate che suonano così libreschi, con un semplice: ridete. E chissà, forse avrebbe chiuso l’enciclica con quella misteriosa frase di Chesterton secondo cui Gesù si appartava ogni tanto per nascondere ai discepoli il segreto più grande, la sua incontenibile allegria. Ma scrivere le encicliche a un Papa è una pretesa un po’ tracotante, perciò chiudo qui l’angolo del mitomane. 

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