
Nello Musumeci (foto Ansa)
Il Bi e il Ba
Un 25 aprile "con sobrietà"? Timidi passi verso l'Ungheria
Dalla richiesta del ministro Musumeci emerge un'equiparazione della Liberazione dal nazifascismo a una qualunque festa dell'orgoglio LGBT. I prossimi step: "Non siamo contro l'antifascismo, è l'ostentazione il problema"; "Cantate Bella Ciao nelle vostre stanze da letto, non davanti ai bambini"; "Va bene i partigiani, ma noi normali?"
Conservo nel mio archivio – anch’io ne ho uno, ma prometto che non lo userò per ricattarvi – una vignetta di Altan disegnata in occasione del World Pride di Roma del 2000, che era anche, come ricorderete, l’anno del grande Giubileo. Dice il vescovo: “Una carnevalata gay a Roma è intollerabile”. Gli risponde un signore con una camicia che sembra pescata dal guardaroba di Scarface: “E se sfiliamo sobriamente flagellandoci a sangue?”.
Ecco, la sobrietà. Mi direte che imbocco scorciatoie troppo vertiginose, che salto con disinvoltura troppi passaggi. Accetto l’addebito; ma nella richiesta di un 25 aprile festeggiato “con sobrietà” in segno di rispetto per il lutto nazionale della morte del Papa – richiesta avanzata dal ministro Nello Musumeci e rilanciata da un comunicato stampa del Consiglio dei ministri – vedo essenzialmente questo: un’equiparazione implicita della Liberazione dal nazifascismo a una qualunque festa dell’orgoglio LGBT.
Il prossimo passo del senso comune potrebbe essere questo: “Non siamo contro l’antifascismo, è l’ostentazione dell’antifascismo che ci dà fastidio”; oppure: “Non c’è niente di male se uno vuole cantare Bella ciao, quello che le persone fanno nella loro stanza da letto è affar loro; semplicemente, troviamo di cattivo gusto farlo in piazza, davanti a tanti bambini”; o ancora: “Va bene celebrare i partigiani, ma guai a dimenticare noi normali che siamo pur sempre maggioranza: altrimenti è il mondo alla rovescia”. Insomma, qualche altro timido passo verso l’Ungheria.



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