Cosa si sono dette Raggi e Appendino, durante Juve-Roma
Virginia, orsù, insieme risguardiam la capital disfida che i nostri oppone cavallieri, i bianconegri di Taurino e gli scarlatto-crocei romani
Chiara Appendino, domina di Taurino
Virginia Raggi, domina di Roma
Appendino: Virginia, orsù, insieme risguardiam la capital disfida che i nostri oppone cavallieri, i bianconegri di Taurino e gli scarlatto-crocei roman.
Raggi: Non per Roma, non per Lazio parteggio: io son regina dell’onestade-ade-ade.
Appendino: Qual che sia, un triunfo capitolin d’aita ti fia.
Raggi: Deh, Chiara, in grave angustia son.
Appendino: Ben il so. Ma la pedatoria tenzon dai malumor sovente distoglie il popol bruto e pazzo.
Raggi: Ah, che dici?
Appendino: Ciò che ognun sa.
Raggi: Non così parlòmmi lo sovran del Movimento penta-astri.
Appendino: Il favor d’Eupalla a niun svantaggio mai portò.
Raggi: Il ligure giullar non so se…
Appendino: Arresta la favella. Non è questa la via per dominar.
Raggi: Dominar, sì, ma con onestade-ade-ade.
Appendino: Discaccia gl’oscuri pensier e prega Iddio che dei roman tuoi la vittoria sia.
Raggi: Onestamente parlasti.
Appendino: Bada, però, che l’essercito dell’Allegro isprofondar ancor più non ti faccia.
Raggi: Ah, sciagura serìa orribil e obbrobbriosa.
Appendino: E più letal che l’azion de la crudel magistratura.
Raggi: Geko, De Rubeis, Perotto, Strootmano e Naingolano son i cinque astri che difendermi sapran.
Appendino: Giri Fortuna la sua ruota come le piace, e ’l villan la sua marra…
Raggi: O me lassa!
Appendino: Che fu?
Raggi: Marra dicesti?
Appendino: Più duol ti recherà il gran colpo che il campion Higuaìno testé feo.
Raggi: Oh, li gran ladron rubentini, inimici dell’onestade-ade-ade!
Appendino: Oh, la grave colpa di non veder la propria erranza!
Raggi: Disperata io son.
Appendino: Lo Movimento in subbuglio, la schiera dei tuoi paladin in ambasce sta.
Raggi: Son perduta, scorgo nefasti chimici segnali nel celeste firmamento.
Appendino: Deh, non disperar!
VR: Ignori forse tu che accadrebbe, se ne la valle de’ sordidi indagati io intrassi?
Appendino: Dimmelo, ten priego.
Raggi: Ogni donna che trovin in tal valle, la legge vuol (ch’alcuna pur vi cade) che percuotan con vimini alle spalle, e la faccian sgombrar queste contrade: ma scorciar prima i panni, e mostrar falle quel che Natura asconde ed…
Appendino: Ed…?
Raggi: Onestade! Ade! Ade!
Appendino: Ben è ver che in cauda veneno: a la fin de l’onestà, Ade v’è soltanto – un abominoso incubo infernal.
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