Messer Ariosto furioso per lo poema suo “stuprato”
Il sommo poeta e il “gramo italico torneamento”
Ludovico Ariosto, sommo poeta
Mirko Volpi, miserabile imbrattacarte
Ariosto: Messer Volpi, dove mai avete trovato tante corbellerie?
Volpi: Messer Lodovico, siete voi!
Ariosto: Oltraggiato è il mio Furioso!
Volpi: In mia fe’, io non volea dispiacer a voi.
Ariosto: Dite, in nome di chi bruttaste sì tante innocenti carte?
Volpi: Il folle anglo O’ Malley costrinsemi a riempir il Foglio…
Ariosto: Né questo basterà né un altro foglio a discolparvi dinnanzi alle Muse.
Volpi: Apollo, tua mercé, tua mercé, santo collegio de le Muse, io non possiedo tanto per voi, ch’io possa farmi un manto!
Ariosto: Orsù, le deità non invocate indarno.
Volpi: Volea significar che necessità mi strinse.
Ariosto: Follia vi spinse.
Volpi: Invero v’omaggiai, onde materia ai leggitori caggia di celebrare il nome inclito e degno; tal che Parnasso, Pindo ed
Elicone sempre Lodovico, Lodovico risuone.
Ariosto: Questo non chiesi! Sleale, marrano, storpiator di versi!
Volpi: Un Gano di Maganza voi sentir mi fate.
Ariosto: Non potevate stuprar il poema di messer Torquato? O del Boiardo?
Volpi: Cruscante son.
Ariosto: Il senno vostro sulla luna ancora sta.
Volpi: Al contrario, a servir l’inclite gesta de’ più grandi pedator il puosi.
Ariosto: Del gramo italico torneamento andate forse vaneggiando?
Volpi: Le pedatorie disfide, degne d’un Orlando, d’un Ruggiero, io in carte misi.
Ariosto: Venti esserciti malmessi, questo son: vestigia de’ gloriosi antiqui tempi.
Volpi: Ordunque voi del giuoco della sfera esperto siete.
Ariosto: Seguii l’ire e i giovenil furori di tutti i paladin.
Volpi: Qual maraviglia!
Ariosto: Tutto seppi: di Romani e Neapolitan la vana corsa; l’alto valor e i chiari gesti della bergomense Dea; la Giuventute
che si diè vanto del trionfo, nella Lega de’ Campion fidando; di Mediolano le infelici schiere vendute ai mercanti del Catai.
Volpi: Omè lasso!
Ariosto: Con sgomento vidi l’ignominia de’ Pescaresi, de’ Panormitani e di molt’altri, che giuocaron sanza infamia e sanza
lodo.
Volpi: E la fin del campion Totto, i gran colpi di Belotto, Icardo, Higuaino, Mertens, Geko.
Ariosto: Della mia Spal le gloriose insegne garrir in ciel vedeste? O gran virtù Estense! O generosa Erculea prole!
Volpi: Al maggior torneamento l’attendo, per cantarne le nove imprese.
Ariosto: Pochi son atti a tanto…
Volpi: Son, come i cigni, anco i poeti rari, poeti che non sian del nome indegni.
Ariosto: Fa’ a mio senno, Mirko: tuoi versi getta con la lira in un cesso, e una arte impara.
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