Il 38° parallelo, il potere politico dei big data e la primavera in anticipo. Di cosa parlare nel weekend
Un grande tema di dibattito spiegato bene, qualche lettura da non perdere, un video e vecchie storie che riaffiorano dal passato. Bastano pochi link per rendere speciale il fine settimana…
“Kim Jong-un lancia tre missili in mare. Ma niente, non rimbalzano…” #NordCorea
MestMuttèe
38° Parallelo
Al nord le minacce atomiche, al sud gli scandali politici che coinvolgono le più alte cariche dello stato e del principale colosso industriale del paese. C’è fermento nelle due Coree, come non avveniva da tanti anni.
Cominciamo con una cartina per localizzare gli eventi e afferrare la posta in palio. Parliamo di un’area caldissima, crocevia di commerci, appetiti geopolitici e tensioni militari tra medie e grandi potenze. Nel Pacifico meridionale solo Giappone, Taiwan e Corea del Sud puntano ancora sulla vecchia alleanza con gli Stati Uniti. Per tutti gli altri Paesi dell’Asia Sudorientale, l’ombrello cinese è diventato più vantaggioso. E già questo è una rivoluzione rispetto al vecchio ordine mondiale.
L’escalation nucleare di Pyongyang, come spiega Limes, sta ovviamente spingendo i paesi limitrofi a discutere contromisure per mettere in sicurezza i propri interessi territoriali. La Cina ad esempio ha chiesto agli Stati Uniti e alla Corea del Sud di porre fine alle esercitazioni congiunte. Gli Usa a loro volta hanno cominciato l’installazione del nuovo sistema di difesa anti-missilistico Thaad. In Giappone, invece, si è innescato un dibattito parlamentare sulla possibilità di dotare il paese di armamenti per un primo colpo anti Pyongyang. Il motivo? “Senza una deterrenza, la Corea del Nord ci vedrà deboli…” Insomma escalation chiama escalation.
Quel che sembra certo, forse per la prima volta, è che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un punta dritto al lancio di una testata nucleare. Gli ultimi test dimostrerebbero un reale avanzamento del programma atomico di Pyongyang. Allacciate le cinture!
A Seul, invece? La sentenza della corte suprema ha confermato il voto parlamentare dello scorso dicembre che richiedeva la destituzione della presidente Park, coinvolta in uno scandalo che la vede accusata di corruzione, estorsione, abuso di potere e rivelazione di segreti d’ufficio, con tanto di santona che l’avrebbe manovrata. Apriti cielo. Sono scoppiati incidenti in piazza e si dovrà andare entro 60 giorni al voto anticipato.
Considerate le tensioni geopolitiche nell’area, la concomitanza mette i brividi. Tanto più che lo tsunami sudcoreano potrebbe mutare il quadro politico e le storiche alleanze internazionali del paese asiatico, come ha scritto il Washington Post.
Non bastasse questa destabilizzazione ai vertici, nel mirino della giustizia sudcoreana (sempre per lo stesso scandalo che coinvolge la presidente Park) è finito da tempo anche il capo di Samsung, Lee Jae-yong, il più grande conglomerato economico-finanziario del paese. Una specie di industria-nazione, nella migliore tradizione delle Chaebol. Come dire un paese (e una penisola) sull’orlo di una crisi di nervi. Speriamo bene…
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