Il futuro del medio oriente, spacchettare Amazon e i trent'anni di Messi. Di cosa parlare nel weekend
Un grande tema di dibattito spiegato bene, qualche lettura da non perdere, un video e vecchie storie che riaffiorano dal passato. Bastano pochi link per rendere speciale il fine settimana…
“La destra chiede le dimissioni della sinistra, la sinistra della destra, i cinque stelle di tutti e tutti dei cinque stelle. Il che spiega perché la qualità di una democrazia si vede anche (o specialmente) dalla qualità dell’opposizione…”
Mattia Feltri
Sabbie arabe
Il boicottaggio del Qatar, il (solito) caos siriano, la ritirata dell’Isis, il nuovo principe ereditario saudita, il tentativo di rilanciare il processo di pace tra Israele e Palestina, le scelte di Trump, il peso di Erdogan e di Sisi e il ruolo di Iran e Russia. Ancor più del solito il Medioriente di questi giorni è un ribollire di drammi e tensioni.
In generale va detto che la nuova escalation Iran-Arabia Saudita-Qatar è l’ennesima dimostrazione di come i leader mediorientali non sembrano in grado di stabilizzare l’area bensì di procrastinare solo crisi e tensioni endemiche. Basti dire che in Siria sta aumentando il rischio di una guerra per procura tra Usa e Iran, favorita dalla ritirata e dall’implosione dell’Isis (qui un utile recap sul guazzabuglio della guerra siriana, i tanti attori in campo e come e perché si combattono).
A proposito. In che modo i tre milioni di siriani “riparati” nel sud della Turchia stanno trasformando letteralmente quel territorio e le ambizioni della nuova Turchia targata Erdogan riflesse nelle tante moschee in costruzione (o appena costruite) nel paese euroasiatico.
Le conseguenze del boicottaggio del Qatar sulla guerra dimenticata in Yemen!
La diplomazia energetica russa in Medio Oriente, che permette a Mosca di rafforzarsi nel quadrante geopolitico più turbolento del mondo.
Il Medio Oriente? Sta diventando un affare privato di due millennial rivali. Il principe saudita, l’emiro del Qatar e i loro intrecci. E poi l’impatto che avrà bin Salman sulla politica estera di Riyad e, in generale, sulle scelte del regno (più attivismo?).
Ah, se dovesse essere confermata l’uccisione del califfo al Baghdadi, il nuovo capo dell’Isis potrebbe essere un ex alto ufficiale di Saddam Hussein.
Per la cronaca, le divisioni del Medio Oriente non sono solo tra sunniti e sciiti. Nella crisi del Golfo, ulema e predicatori non si sono schierati in base all’orientamento religioso, ma a quello politico. Meditate gente!
Infine una domanda senza risposta, ahinoi: considerando le minacce e gli attacchi jihadisti, c’è ancora spazio per i cristiani (copti) in Egitto?
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