Il regno del silenzio, la crisi delle assicurazioni e Jane Austen. Di cosa parlare nel weekend
Un grande tema di dibattito spiegato bene, qualche lettura da non perdere, un video e vecchie storie che riaffiorano dal passato. Bastano pochi link per rendere speciale il fine settimana…
“Verona, i tifosi inneggiano a Hitler. E fatelo giocare, no…?”
@spinozait
Il regno del silenzio
Un mese fa la corte saudita annunciava al mondo il cambio della guardia nell’asse ereditario del Regno. L’erede al trono di re Salman non sarebbe più stato il principe designato, l’ex ministro dell’Interno Mohammed bin Nayef, bensì il cugino più giovane (nonché figlio del re) Mohammed bin Salman, volto nuovo, rampante e cosmopolita di Riyad. La cosa che si è scoperta solo pochi giorni fa, grazie ad una pirotecnica rivelazione del Nyt, è però la modalità con cui è avvenuta la defenestrazione di bin Nayef: una purga degna di un dramma shakesperiano, con il purgato che sarebbe stato tenuto in ostaggio a palazzo per convincerlo a rinunciare al trono. E poi faide, intrighi, lotte di potere. Un repulisti che sta toccando molti gangli di potere interno, servizi di sicurezza compresi.
Dietro al cambio della guardia ci sarebbero i conflitti con le frange più conservatrici del regno saudita, ammantati dalla necessità di spingere sul pedale delle riforme e dell’innovazione. D’altronde la scalata al potere del 31enne rampollo bin Salman non è cosa di oggi. E’ farina del suo sacco il piano Vision2030 che punta ad affrancare Riyad dall’esclusiva dipendenza dal petrolio, quotare in borsa il colosso Saudi Aramco e attirare capitali e investimenti dall’estero (puntando ad esempio su energie rinnovabili e finanza).
Il principe insomma è ambizioso, spregiudicato e piace alle nuove generazioni saudite. Ha buoni rapporti con Washington (nonostante le tensioni sulla nuova politica energetica Usa) mentre a livello geopolitico sostiene la famigerata guerra per procura in Yemen e il recente boicottaggio contro il Qatar. Ce la farà quindi a riformare il Regno? Difficile dirlo. L’Arabia Saudita resta un paese brutale, oscurantista, controverso e complicatissimo. Basti vedere la vicenda dell’arresto della ragazza che girava per strada “provocatoriamente” in minigonna, creando scandalo e imbarazzi a Riyad. Oppure l’intricatissimo risiko mediorientale e le tensioni vecchio stile con l’Iran sciita, l’altra potenza regionale, acuitesi con la sconfitta territoriale dell’Isis in Siria e Iraq.
Se poi volete capire l’esatta psicologia del Regno, le sue fobie, la sua doppiezza, l’ermeticità, la frustrazione, le esplosioni di violenza ideologica e il rancore diffusi consiglio la lettura di un libro straordinario, uscito pochi mesi fa per Adelphi: Gli anni del terrore di Lawrence Wright. L’autore è lo stesso de Le Altissime torri (la storia di al-Qaeda e di come il network jihadista di Osama bin Laden sia riuscito a produrre l’11 settembre) e tra i reportage raccolti nel volume (che copre gli anni da al-Qaeda all’Isis) c’è un capitolo meraviglioso sull’Arabia Saudita: s’intitola Il Regno del silenzio ed è una profonda immersione nella società araba. Leggetelo, e ditemi che ne pensate…
Da non perdere
Un fantapolitics molto accurato e “realistico” di Nate Silver che ha provato a simulare cosa sarebbe successo se, lo scorso novembre, Hillary Clinton avesse sconfitto Donald Trump, diventando la prima presidente Usa donna…
Perché l’automazione spinta nell’industria rischia di indebolire i paesi emergenti, frustrando la speranza di creare milioni di posti di lavoro a basso costo in settori come il tessile-abbigliamento
In che modo l’allungamento delle aspettative di vita, soprattutto in Occidente, sta mandando in crisi l’industria delle assicurazioni e il suo consolidato modello di business.
Cosa succederebbe se non ci fossero più confini tra paesi e facessimo entrare e/o circolare tutti i migranti? Beh, sarebbe probabilmente distruttivo dal punto di vista sociale ma il pil mondiale ne guadagnerebbe assai!
Labirinto Leo Bonucci. Tutti i significati (tecnici, politici e di clima) del trasferimento più clamoroso dell’estate calcistica.
Vecchie storie
Il racconto intenso dei sei mesi (e della corsa contro il tempo, in Apple) che precedettero la nascita del primo rivoluzionario iPhone, correva l’anno 2007.
La storia incredibile di Authentic Brands, l’azienda che cura l’immagine sui social network di vecchie star defunte come Elvis Presley, Michael Jackson o Marylin Monroe. Creando un business enorme.
Grazie, Jane Austen. A duecento anni dalla morte, perché nell'epoca dei dibattiti infuocati sul girl power è importante rileggere l’autrice di Orgoglio e pregiudizio.
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La verità è che l’oceano non è più un posto quieto. Ogni anno che passa diventa sempre più rumoroso e incasinato. Lo racconta Vox in questo interessante video…
Il Foglio sportivo - in corpore sano