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Foto LaPresse
Il Milan e le cose a metà
I rossoneri e il pareggio di Udine. Un banale incidente di percorso? Oppure il segnale che le mai risolte magagne, soprattutto difensive, torneranno presto a chiederci il conto?
Peccato. Era da vincere. Avremmo ancora e più soavemente aggiornato le statistiche, ripassato le tabelline, tirato fuori l’allegro pallottoliere rossonero, sciorinato e analizzato dati e numeri con la precisione e la sicurezza di una medaglia Fields. Ma l'auspicatissima, e certo non impossibile, quarta vittoria consecutiva in campionato non è arrivata. Già pregustavo gli ennesimi due punti recuperati a quei ciula dei cugini Bauscia, in prevedibilissima (tranne che da loro, ovviamente) caduta libera dopo l’imponderabile serie di botte di culo di inizio stagione; già gongolavo vedendo come Gattuso – e in questo c’è del portentoso, a volerle sparare un po’ grosse – avesse saputo mettere giù e far girare la squadra sempre meglio, oltre che rintronarla di urla e sferzarla sul piano agonistico-motivazionale; già mi beavo di questa mia squadra capace di esprimere là davanti qualità tecniche quasi a spreco e al contempo in grado di gestire saviamente una trasferta rognosetta; già ero pronto a sorvolare sul problema del centravanti (Andreino, no, non ci siamo; Kalinic è sempre in mezzo al guado; forse che in questo momento della stagione bisognerebbe puntare fisso su Cutrone?); e insomma, io già ero bello proiettato sulla tastiera del pc, pronto a scialacquare duemila cesellatissime battute tutte per il capolavoro balistico di Suso il Magnifico, relegando qualsiasi altra cosa nel retrobottega delle inezie buone per gli smorti cronisti pallonari. E invece l’espulsione del povero Calabria (cui non mi sento di gettare la croce addosso, nonostante l’oggettiva pirlata) e la conseguente clamorosa sfiga sul gol friulano (dopo “il flipper impazzito”, come avrà detto circa ottanta volte il telecronista di Mediaset Premium, per tacere di “KL15” alias Kevin Lasagna – soprannome che i giornalisti dovrebbero silenziosamente impegnarsi a far sprofondare nel più pudico oblio, chiedendo scusa agli dei del calcio) mi hanno fatto lasciare il sonante elogio a mezzo.
Un banale incidente di percorso? Oppure il segnale che le mai risolte magagne, soprattutto difensive, torneranno presto a chiederci il conto? Come diceva riguardo a cose infinitamente più serie, o infinitamente più frivole, il compianto Giovanni Choukhadarian: salsignùr.
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