Storia di Jane, che voleva mostrare a Kingsley Amis come si crescono i figli di un'altra
La matrigna che insegnò a Martin che sono i libri e che cos'è la letteratura
Elizabeth Jane Howard, scrittrice inglese pubblicata in Italia da Fazi, è stata per molti anni la moglie di Kinglsey Amis, il padre di Martin Amis. E’ stata la sua matrigna (“una dea”, pensò lui quando la vide la prima volta), la donna che gli insegnò, a quindici anni, che sono i libri e che cos'è la letteratura. Pubblichiamo qui un estratto della biografia di Elizabeth Jane Howard, appena uscita per Fazi, “Un’innocenza pericolosa”, di Artemis Cooper.
Per Jane era un gran sollievo non avere avuto figli con Jim Douglas-Henry; ma adesso, con Kingsley, questo desiderio si riaccese. La casa era grande a sufficienza per ospitare dei bambini, “che spero avremo non appena riusciremo a sposarci”, disse a Jill Balcon. Tuttavia sembra strano che Jane, a cui l’esperienza di allevare la prima figlia non era piaciuta granché, volesse riprovarci. Non aveva abbandonato il primo marito e la figlia per la scrittura? E adesso che era un’autrice pubblicata, davvero voleva tornare a una vita dominata dalle incombenze domestiche, dall’anno scolastico e dal giorno libero della bambinaia? Quando si trasferirono a Maida Vale, lei e Kingsley vivevano insieme da almeno diciotto mesi. Avrebbe dovuto sapere che se avesse avuto un figlio, sarebbe stata la sola a occuparsene. Da lui non poteva aspettarsi nessun aiuto.
Kingsley era cresciuto con dei genitori che per lui avevano fatto di tutto. Lasciava cadere i vestiti sul pavimento quando se li toglieva, perché ci pensava sempre sua madre a raccoglierli. Lo aveva anche imboccato a forza con un cucchiaio, così che mangiare fu più un’invasione corporea, mai un piacere. E sebbene avesse trascorso tre anni nell’esercito, era ancora un disordinato cronico. Fino al matrimonio, era stato suo padre a occuparsi dei suoi conti e delle sue bollette. Jane scrisse di non aver mai conosciuto un uomo tanto indifferente al proprio ambiente; e dopo tutte quelle persone che cercavano di dargli una regolata, la sbadataggine e il buon umore di Hilly erano stati i benvenuti. Così adesso, dedicando tutte le proprie energie alla scrittura di romanzi buoni e piacevoli, ogni sforzo ulteriore – a parte prepararsi da bere – era fuori questione.
Jane era al corrente di tutto ciò, ma, come spesso le accadeva, sulle riflessioni prudenti prevalsero impulsi molto più vivaci. Voleva provare a se stessa che, pur avendo fallito come madre la prima volta, poteva rifarsi: dare a un bambino amore incondizionato – qualcosa che sua madre non era riuscita a darle, e che lei era stata troppo immatura e confusa da poter dare a Nicola. Voleva anche far vedere a Kingsley come si dovevano crescere i figli, e dimostrargli di essere una madre migliore di Hilly.
Il suo medico le assicurò che non c’era nessun motivo perché non dovesse concepire; ma quando lei chiese a Kingsley di andare a una clinica della fertilità, lui rifiutò. Quale che fosse la causa, non rimase mai più incinta e parlava di questo come di un suo grande rimpianto; ma una volta intrapreso il compito di matrigna, una parte di lei fu sicuramente grata di non avere un bambino di cui occuparsi insieme a due ragazzi adolescenti.
Subito dopo che Hilly si fu ripresa dal suo esaurimento nervoso, Jane propose di far venire Philip e Martin a vivere con loro a Maida Vale. La casa di Fulham Road era caotica come sempre. Hilly aveva adesso tre giovani affittuari che l’aiutavano a pagare le bollette, così c’era sempre gente che entrava e usciva nel mezzo di una serie di feste improvvisate. Aveva anche svariati lavori part time, tra i quali il più divertente era quello di custode allo Zoo di Battersea. Non aveva mai fatto nessun tentativo di controllare i figli, che adesso fumavano erba e bazzicavano il caffè Ricasso di King’s Road, dove provavano a rimorchiare le ragazze. Marinavano la scuola regolarmente, e Jane sentiva che non avrebbero mai portato a termine la loro istruzione o passato gli esami a meno che lei e Kingsley non fossero intervenuti. Era un’offerta generosa. Sapeva che non sarebbe stato facile, e se ne occupò soltanto perché sentiva che era la cosa giusta da fare.
Ma perché Hilly lasciò che accadesse? Perché lasciò i figli alle cure della donna che le aveva usurpato il posto? Possiamo soltanto presumere che questi, crescendo, somigliavano più a Kingsley che a lei, e da giovani predatori sessuali avevano preso lui come modello. Perciò forse lei pensò: d’accordo, che se li prenda lui.
Tutti gli sforzi di Jane per conto dei nuovi figliastri sarebbero stati di natura pratica, incentrati sulla regolarità di pasti e lezioni. Sapeva di non potersi aspettare di conquistarne l’affetto, almeno non ancora. Il suo sbaglio più grande fu presumere che Kingsley le avrebbe dato il proprio supporto morale – un errore di calcolo che avrebbe avuto effetti di vasta portata sul loro matrimonio.