L'estate del prologo e gli esperti di sesso. Serenità prima di tutto
Non potete continuare a bruciare tappeti mentre io guardo Woody Allen?
Quando mia figlia ha detto: il nostro cane vuole fare sesso anche con le persone, ho pensato: vabbè, sono le solite cose. Il cane estroverso e imbranato, le risate dei bambini, fino a qui tutto bene. Non ho intenzione di angosciarmi prima del tempo, né di diventare un controllore di moralità. Non voglio né fare educazione sessuale né scandalizzarmi di continuo e vietare film, serie tivù, mondo fuori che arriva dentro casa o nelle tende del campeggio, non voglio censure e penso che dalle censure derivino desideri e curiosità fortissime. Affronterò un problema alla volta, con serenità e chiarezza, non mi tirerò indietro ma non farò l’amica del cuore. La serenità e la chiarezza sono anche sbrigative: mamma, Giorgia dice che fare sesso significa stare a letto nudi, è vero? Scusa non ho tempo, c’è un incendio. Loro parlavano del cane, io guardavo la serie di Woody Allen, “Crisis in six scenes” con il ventilatore addosso e una gioia diffusa perché per essere felice mi basta vedere Woody Allen dal barbiere che mostra una foto di James Dean e dice al barbiere: “Ecco, i capelli in cima fammeli così”. La storia la sapete: una coppia anziana della media borghesia americana, durante la guerra del Vietnam, le Pantere Nere, la fascinazione per Mao, nasconde dentro casa una rivoluzionaria giovane e bionda ricercata perché ha messo una bomba all’ufficio postale. Woody Allen fa se stesso ed è terrorizzato dall’idea di venire arrestato, non sopporta questa ragazza che gli divora tutti i cibi migliori e che lo tratta come un vecchio idiota. Cerca di convincere la moglie a mandarla via: “Finiremo in prigione – le dice – e io in prigione sono il classico tipo che viene sodomizzato, chiaro di pelle e piuttosto ben fatto”. Nei minuti di massima felicità non bisogna avere bambini intorno. Perché sembra sempre che non stiano ascoltando, e davvero non stanno ascoltando, stanno facendo la lotta, infilandosi spade di legno negli occhi, bruciando tappeti, sfondando materassi, e invece adesso eccoli con le orecchie dritte e gli occhi spalancati: “Mamma ma che cosa ha detto quel vecchietto?”. Io: niente, comunque non è un vecchietto, è un genio. “Mamma ma quel vecchietto ha detto: sodomizzato”. Io: mah non mi pare, non ho sentito niente perché voi fate troppo chiasso. “Mamma, torna indietro un attimo”. Non posso, si è inceppato il telecomando. “Mamma non è vero, non si è inceppato: sei tu che sei troppo imbranata”. Finalmente potevo appigliarmi a qualcosa: come vi permettete, sono vostra madre, andate a fare i compiti delle vacanze, di corsa. “Ma è domenica, è luglio, sei cattiva”. Molto meglio essere cattiva che tornare indietro al punto in cui Woody Allen dice: sodomizzato, o spiegare perché la moglie di Woody Allen, che fa la terapeuta di coppie in crisi, consigli a un uomo di mezz’età di pagare la moglie per fare sesso con lui (il matrimonio rischierà di esplodere quando lei alzerà le tariffe).
Non sono io che devo spiegare, sono loro che non devono chiedere, che devono pensare ad altro, a guadare ruscelli, a imparare i nodi da marinaio, a lavare i piatti e a sparecchiare. “E’ anche per questo che vi mando al campeggio”, avevo spiegato con una specie di solennità, “perché dovete diventare responsabili di voi stessi”. Ma allora perché adesso sghignazzano per tutto, si danno le gomitate anche durante le repliche di “Friends” e quando prendo la scopa in mano scoppiano a ridere? Mio figlio mi ha detto: le scope e i limoni sono i nomi dell’amore, ed era tutto rosso, era un semaforo lampeggiante, e sua sorella ha spiegato: glielo ha detto Leon, che ha pure un anno di meno ma nelle docce si spogliava nudo davanti alle femmine. Un anno di meno cioè? Sette anni, un poppante, ha detto lei con disprezzo.
Sono tornati dal campeggio con una serie di parodie di canzoni piene di doppi sensi che io fingo di ignorare, sempre per serenità e per chiarezza, con una enorme quantità di parole vietate che pronunciano con gli occhi scintillanti, soffocando le risate. Per serenità e per chiarezza sto sempre lavorando oppure chiamando i pompieri e comunque sono sorda, ma mi rendo conto che adesso ci sono due esperti di sesso in salotto che guardano il mondo in un modo nuovo, e che questa estate è un prologo. Lui con cinque euro accumulati durante l’inverno si è comprato un panama bianco, lei gli ha detto: sei quasi sexy. Allora lui si è messo a urlare che non è vero e che lei è la più scema del mondo, e questa reazione violenta mi ha molto confortato. Soprattutto, mia figlia è tornata con il racconto di una storia d’amore impossibile che la fa sospirare: Giulia, di quattordici anni, si è innamorata di Michele, anche lui quattordici anni, e gli ha appoggiato la testa sulla spalla ma poi era molto triste perché è dovuta partire. Ma si rivedranno, ho detto io, si rivedranno a Roma. “Mamma non capisci: loro non possono stare insieme perché lei è ospite del campeggio e invece lui è nostromo!”. Nostromo è come dire: insegnante, animatore, lavoratore, e fra nostromi e ospiti la regola è: niente amore, niente baci. “Quindi è un segreto: a me l’ha detto Flora che glielo ha detto Anna che glielo ha detto Giulia, io lo dico a te però davvero è un segreto, mamma capisci che ingiustizia: loro si amano ma non possono amarsi”. Avrei voluto dirle che in “Dirty Dancing” succede la stessa cosa e Patrick Swayze dice: “Nessuno mette Baby in un angolo” e quello è un grande momento di passaggio, ma siamo solo al prologo, è troppo presto, così ho sorriso e ho di nuovo chiamato i pompieri.