Liberi di leggere
Le ragazze sapranno cavarsela su un’isola deserta, ma i maschi come fanno senza Jane Austen?
Una libraia esasperata mi racconta la fatica di certe conversazioni con genitori, parenti e amici che puntuali a ogni ricorrenza se scelgono di regalare un libro si assicurano che sia “per un bambino” o “per una bambina”, storcendo il naso se la storia per lui non è sufficientemente azzurra e quella per lei sufficientemente rosa. La libreria è, ai loro occhi, un luogo attraversato e tagliato in due da una linea gotica: di qua le Pollyanne, le piccole donne, le Alici nel paese delle meraviglie, di là i Peter Pan, i Tom Sawyer, gli Huck Finn. Che fatica dev’essere aggirarsi fra gli scaffali per chi pensa alla letteratura con una divisione che può andar bene semmai per la toilette dei ristoranti: di qua gli uomini e di là le donne; eppure il pregiudizio è talmente radicato che spesso non bastano le obiezioni di una libraia a smuovere la convinzione più radicata nella maggior parte degli adulti: se la protagonista è femmina il libro è per una femmina, se il protagonista è maschio è per un maschio.
Esiste a questa regola un’unica variante: se il protagonista è maschio, a volte il libro può andar bene per una femmina. La seconda variante è invece molto più rara, con difficoltà può accadere che un libro con protagonista una femmina possa essere considerato il regalo giusto per un maschio. Sempre in quest’ottica può accadere che una ragazzina riceva Il giro del mondo in ottanta giorni, ma mai che a un ragazzino si regali Orgoglio e pregiudizio. Ed è un peccato: perché poi abbiamo uomini inattrezzati alla vita, non solo affettiva ma anche pratica (i romanzi di Jane Austen possono essere considerati sentimentalisti solo da chi non ne abbia mai letto uno), e donne che invece se la saprebbero cavare anche su un’isola deserta. Non solo: ne risulteranno anche lettrici senza limiti che daranno per scontata la possibilità di leggere scrittrici e scrittori, romanzi d’amore e romanzi d’avventura, storie con protagonisti personaggi di entrambi i sessi, e lettori con moltissime barriere, di cui spesso neppure si renderanno conto, che conieranno espressioni come “scrittura al femminile” o si vanteranno di non leggere le donne. (Se pensate che ci sia del femminismo in quello che ho scritto: sì, c’è, ed è messo lì apposta per mostrare quanto il femminismo apra e non chiuda, quanto il suo contrario non sia il maschilismo ma l’ignoranza o la malafede).
Uno dei nodi più controversi del libro più venduto del 2017, Storie della buonanotte per bambine ribelli, era proprio quel “per bambine” che indicava una direzione di lettura ghettizzante e che, nonostante l’ampiezza dell’operazione, la faceva restare nel solco del pregiudizio, per certi versi rafforzandolo. La storia della ricezione di quel libro è stata poi così ampia da andare anche in direzione contraria e anarchica, per cui alla fine le Storie della buonanotte, nonostante l’intenzione del titolo, sono state lette anche dai bambini, e la stessa libraia di cui sopra me lo racconta con un certo senso di soddisfazione. Non c’è dubbio che i bambini siano più intelligenti degli adulti: il Guardian qualche anno fa aveva lanciato una campagna di sovversione dei pregiudizi pubblicando foto di bambini che leggevano libri con le loro protagoniste preferite dalla Matilda di Roald Dahl alla Calpurnia di Jacqueline Kelly.
Un’idea bellissima, da non lasciare isolata ma da copiare e ricopiare, perché indica la direzione giusta per tirar giù frontiere inutili. L’argomento è talmente sensibile che la settimana scorsa una notizia vecchia di anni, all’improvviso circolata su Facebook come fosse nuova, ha infiammato gli animi e – confesso – presa dalla foga ci è cascata pure la sottoscritta: una nota casa editrice ha mandato in stampa due volumi di classici divisi in “capolavori della letteratura per ragazze” e “capolavori della letteratura per ragazzi”, di là copertina rosa e di qua copertina verde, di là testi come Piccole donne, Orgoglio e pregiudizio, Alice nel paese delle meraviglie e di qua Le avventure di Peter Pan, Cuore, Il giro del mondo in ottanta giorni. L’operazione editoriale è reale, ma vecchia, al punto che questi libri non si trovano neppure più in catalogo, una volta esauriti non sono stati ristampati, spiega pazientemente l’editor. Allora perché siamo saltati su in tanti, lettori, operatori del settore, bibliotecari? Superficialità da notizia non verificata, senza dubbio e in primo luogo, ma anche il terrore di un passo indietro rispetto al lavoro fatto in questi anni e a qualche progresso registrato. Anche, va detto, della casa editrice incriminata. Siamo terrorizzati, è vero, e forse fa sorridere, ma l’idea che qualcuno debba dirci cosa leggere in base al sesso o all’età non può che disturbare chiunque trovi nella letteratura tutto ciò che è capace di dare, a chiunque, ovunque, in ogni tempo: una sconfinata libertà.