Illustrazione di Shawn Harris per “Il suo piede destro" di Dave Eggers (Mondadori ragazzi)

Celebriamo il coraggio di chi ha tantissima paura. Tienimi la mano

Annalena Benini

I film del terrore, il terrore di andare a letto e il buio. “Sono una fifona, ma ce la farò”

Mia figlia è molto coraggiosa e molto fifona allo stesso tempo. Lo ripete spesso: sono una fifona, e l’altra sera mentre mi chiedeva di restarle accanto a letto e di non spegnere la luce per nessun motivo, ha detto: sono triste perché sono una fifona e non riesco a non esserlo. Io le ho detto che a undici anni si è fifoni, è normale, e ho aggiunto che lei è anche coraggiosa perché ha guardato due stagioni di Stranger Things tutte da sola, e io non ne sapevo niente e quando ho visto qualche puntata mi sono spaventata, quello spavento che resta per un po’ di tempo addosso e fa chiudere la porta di casa con due giri di chiave in più.

 

Quindi se guardi quelle cose a tutte le ore poi per forza la sera a letto hai paura che esca una mano dal muro per trascinarti nel mondo del Sottosopra, ho detto per scacciare la mia paura, non la sua. “No mamma ti prego non dirlo, che poi succede”. No che non succede. È una serie, sono film, sono belli perché fanno paura, perché bisogna sconfiggere i mostri, salvarsi, tornare a casa, però lo sai benissimo che non è la realtà. “Lo so, però ho tantissima paura: non posso smettere di guardarli, sono troppo curiosa, però sono una fifona, ti prego resta qui”. Resto lì, perché penso a quando ero piccola io, guardavo tutti i film dell’orrore esistenti, in tivù o in videocassetta, e poi non riuscivo a salire le scale per andare al piano di sopra a dormire, ma ci dovevo andare e basta. Salivo le scale e pensavo: ecco, sta per afferrarmi. La cosa, la bambola assassina, lo zombie, Jack Nicholson, Satana, Twin Peaks, tutto il male del mondo era nascosto dietro la porta, pronto a uccidermi, a torturarmi, a mostrami i suoi occhi sbarrati e il sangue dal naso. Inspiegabilmente, dietro la porta non c’era nessuno, al massimo mia sorella che faceva la voce da mostro, e io sopravvivevo, e il giorno dopo volevo vedere un altro film, almeno L’esorcista, almeno Rosemary’s Baby. Tutta la paura possibile tutta insieme, tutta dentro gli occhi, e poi uscire di casa senza più nessuna paura. Credo fosse anche questo, credo che sia così anche per mia figlia: fare il pieno di paura, inghiottirla tutta, per poi non avere mai più paura di niente.

 

Comunque io resto lì, tengo la mano a mia figlia, accendo una lucina, aspetto che si addormenti, le dico anche: adesso però basta, è tardissimo, le dico quello che le ho promesso di non dire: sei una fifona, e lei mi stringe la mano di più, dice: lo so. Allora rimango. Tra un po’ di tempo le passerà, o forse guarderà soltanto film d’amore. Intanto però è coraggiosa e fifona insieme. Coraggiosa perché non le importa niente di essere alla moda, perché l’altro giorno l’ho sentita mentre spiegava a suo fratello che bisogna sempre difendere i più deboli (lui: chi sono i deboli?, lei: a volte i deboli sono anche quelli che non capiscono niente, come te), perché non prenderebbe in giro nemmeno una gallina, perché vuole andare in Africa e dappertutto, perché a luglio andrà da sola in Inghilterra, perché non le importa niente di quello che pensano gli altri e delle classifiche dei popolari, perché non si vergogna se le do un bacio davanti a scuola (ma ho smesso perché mi vergognavo io per lei).

 

Ed è fifona perché pensa che nelle scale del palazzo o nell’ascensore ci siano gli spiriti pronti ad afferrarla, e anche a casa nel corridoio, e soprattutto in bagno, credo anche nel water. Come farai in Inghilterra quest’estate, quando la sera andrai a dormire con bambine indiane e cinesi sconosciute a cui non potrai dire che hai paura?, le ho chiesto. Ha detto che ci pensa sempre, che si sta allenando, che ha troppa voglia di andare in Inghilterra perché in quel posto si fanno anche gli sport avventurosi e quindi deve farcela, e che si porterà una torcia (e mi telefonerà). Che cosa c’è di più coraggioso di voler fare una cosa che ci terrorizza? Così, nel giorno di questa nostra festa delle donne così piena di tutto e del suo contrario, noi festeggiamo il coraggio di chi ha tantissima paura. Di chi ha paura dei mostri e però vuole guardare tutti i film sui mostri, di chi ha paura di essere interrogato in geografia e ha deciso di offrirsi volontario domani in geografia, di chi vuole sempre la luce accesa e stasera proverà a dormire quasi al buio, di chi ha paura di andare lontano e allora ci va. Di chi ha paura di quasi tutto, e fa finta di non avere paura di niente. Quello che facciamo sempre, insomma: guardare bene in faccia quello che ci spaventa, e andarci addosso. Però, teniamoci almeno la mano.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.