I miei figli siete voi
Storia di famiglia con amore, scandalo, cattiverie e matrimonio. Brigitte Macron
Ci sono diversi tipi di famiglie. Ciò che conta è che ogni volta ci sia un progetto d’amore, un progetto di vita. La cosa più insopportabile è una famiglia in cui le persone non si amano”. Davanti a una classe di una scuola elementare della periferia parigina, Emmanuel Macron, quando era soltanto candidato alle presidenziali francesi, condensò in queste parole la sua idea di famiglia. Poi, una bambina, gli rivolse candidamente questa domanda: “Ma non le manca essere padre?”. A Parigi si dice che la questione dei figli sia il suo vero tallone d’Achille, ed è innegabile che i suoi avversari politici abbiano spesso toccato questa corda per destabilizzarlo. Come Jean-Marie Le Pen, il patriarca della destra identitaria francese, che, velenoso, disse che Macron non poteva permettersi di parlare del futuro dei francesi “perché non ha avuto figli”. Lui, con grinta, ha sempre rivendicato la sua scelta, perché di scelta si è trattata, e anche se Sébastien (42 anni), Laurence (40 anni) e Tiphaine (34) non sono i suoi figli biologici, li ha sempre amati come se fossero tali, loro lo chiamano daddy e adesso ci sono anche sette nipoti.
“Mia moglie, Brigitte, aveva tre bambini quando l’ho conosciuta: alcuni già grandi altri più piccoli. Ho ritenuto che la cosa più importante fosse educarli bene, amarli. (…) Abbiamo deciso di non avere figli perché sarebbe stata una decisione un po’ egoista. Non mi manca essere padre, perché amo i figli di Brigitte come se fossero i miei”, spiegò Macron ai bambini della scuola elementare. Le due figlie che Brigitte ha avuto dal primo matrimonio con il banchiere André-Louis Auzière, e che potevano essere le più vulnerabili dopo la brusca separazione, si sono sempre dimostrate favorevoli a questa relazione. La più grande, Laurence, era in classe con Macron all’istituto La Providence di Amiens (i genitori di Emmanuel, in un primo momento, credevano che l’amore sbocciato tra i banchi di scuola fosse con lei e non certo con Brigitte) e del suo ex compagno di scuola dice che “è un ragazzo perfetto e di grande cultura”. Tiphaine ha sostenuto Macron fin dall’inizio, impegnandosi come attivista del movimento e partecipando a tutti i meeting più importanti della campagna elettorale. E se poi le chiedono cosa pensa di questa coppia che ha superato mille ostacoli e veleni per i loro ventiquattro anni di scarto anagrafico, lei risponde così: “Se dovessi esporre la mia visione dell’amore, direi che è quella rappresentata da Emmanuel e mia madre. Quando sono insieme, è come se il mondo non esistesse”. Ma quel mondo, all’inizio degli anni Novanta, quando tutto iniziò nella placida provincia di Amiens, esisteva eccome. Ed era rumoroso, assordante.
La forza di un’evidenza
Brigitte, in una chiacchierata con l’amico e scrittore Philippe Besson, ha confessato di non aver mai dimenticato quel frastuono di voci e cattiverie che ritmava la vita quotidiana della provincia di Amiens, quando si venne a sapere che “la professoressa aveva lasciato il marito per un compagno di scuola della figlia”, e di non aver mai dimenticato quelle “amiche” improvvisamente scomparse perché aveva “macchiato d’infamia” la dinastia Trogneux, quelle “privazioni” e quella “difficoltà di essere ciò che si è quando non corrisponde alla norma sociale”.
Quando finalmente arrivò il 20 ottobre 2007, il giorno del matrimonio, per Emmanuel e Brigitte fu una liberazione. Fu la prima volta in cui il loro amore venne esposto pubblicamente e con orgoglio, la prima volta in cui Brigitte, dopo aver divorziato dal marito André-Louis, poté suggellare la relazione con Emmanuel. “Ognuna e ognuno di voi è stato il testimone, nel corso di questi ultimi tredici anni, di ciò che abbiamo vissuto”, cominciò il discorso Macron, sullo sfondo della sala ricevimenti dell’Hotel Westminster, al Touquet, la località estiva della borghesia di Amiens. “E l’avete accettato. Voi ci avete resi ciò che siamo oggi. Ossia una coppia non del tutto normale, ma una coppia che esiste. Voglio dunque ringraziarvi per averci amato per quello che eravamo”. Poi, guardando negli occhi Sébastien, Laurence e Tiphaine ha aggiunto: “Soprattutto, vorrei ringraziare i figli di Brigitte perché se ci sono persone per cui poteva non essere semplice, quelle sono loro. Grazie a loro, tutto questo ha avuto la forza di un’evidenza”.
Mauro Zanon ha curato e tradotto “Brigitte Macron, una donna libera”, di Maëlle Brun per le edizioni Minerva