Era settembre da pochissime ore, e quella sensazione è arrivata. Si ricomincia
Ho di nuovo l’angoscia per tutto, insomma mi sento meglio. Sogno di un conto alla rovescia di fine estate
Era settembre da poche ore, e lei è arrivata. Era settembre ma ancora con i parcheggi liberi e i camerieri gentili, quindi un settembre di fine agosto: l’erba alta nei giardini delle scuole chiuse, le risposte automatiche alle mail, out of office, e perfino il tempo di ritrovare e terminare il libro dei compiti delle vacanze misteriosamente perduto il dodici giugno dentro casa. Settembre con i costumi da bagno stesi ad asciugare, settembre con il naso spellato e la sabbia nella borsa è decisamente agosto, ma lei è arrivata lo stesso. Mentre mia figlia parlava di pappagalli, anzi di gabbie di pappagalli, perché è già convinta che ne avrà uno molto presto, e io non trovo la forza per contrastare l’entusiasmo di insegnare a un pappagallo a dire: come stai?, mentre mio figlio fingeva di cercare il libro delle vacanze infilandosi sotto il letto (nessuno ha mai trovato niente sotto un letto, è solo un gesto esibizionista per far credere che ci si sta impegnando a cercare qualcosa spingendosi addirittura là sotto), e il cane mi guardava come sempre implorante e bisognoso, ma con la coda dell’occhio, per non farmi sentire la pressione. Io apprezzo molto che lui non voglia farmi sentire la pressione, ma in questo modo la sento ancora di più perché immagino il suo sforzo di guardarmi solo di sbieco e di non abbaiare per dire: prendi quel dannato guinzaglio, àlzati, dai forza andiamo.
Ma a parte la pressione su pappagalli libri e guinzagli, la casa era tranquilla, estiva, piena di valigie mezze piene e souvenir già dimenticati, sabbia e mini shampoo degli alberghi che possono sempre servire ma poi non servono mai, e quando servono comunque fanno i capelli bruttissimi. Ed eccola, finalmente. E’ entrata dalla finestra aperta, ma forse stava già dentro di me. E’ arrivata con il fresco dell’imbrunire, quando si dice: ah, senti, adesso come si respira bene, e tutti fanno una faccia soddisfatta, ma un secondo dopo preoccupata (starà venendo il freddo? il buio? l’ora solare?).
E’ tornata puntuale, e volevo abbracciarla, la sensazione prima lieve e poi netta che l’estate sia finita. E quindi che anche quest’anno sia finito.
Si ricomincia, ho di nuovo l’angoscia per tutto, insomma mi sento meglio.
Anche se non troveremo mai in tempo il libro delle vacanze, anche se questa storia dei pappagalli mi perseguiterà per i mesi a venire, anche se sarà tutto ancora più complicato, impazzito, diverso, e tutte le cose rimandate a settembre si sono già riunite laggiù e mi stanno fissando, non di sbieco come fa il mio cane, ma dritto in faccia, e ogni minuto che passa diventano più grandi e più vicine. Mi minacciano, e io con tutte queste preoccupazioni sono già più tranquilla. Il mondo non sta più dormendo, il mondo mi insegue e mi tira le freccette, finalmente: non avrei mai creduto che fosse possibile, ma ho avuto un moto di commozione quando una madre, in anticipo anche sullo stupore degli altri, ha dato il via alla chat di classe con alcuni avvisi che riguardano il mese di febbraio. Le ho risposto, l’unica, e le ho detto che ci penso io. Non è vero, so che non sarò mai all’altezza del mio slancio e che rischierò anzi molto presto di diventare violenta, ma adesso voglio dire sì a tutti: quella chat è la promessa dell’autunno, e poi dell’inverno, le maniche lunghe, i cappotti, le scadenze scadute, gli scioperi della metropolitana, i tortellini in brodo e le urla per asciugare i capelli col phon. A proposito: basta con i mini shampoo degli alberghi che fanno i capelli orrendi: ho comprato una confezione risparmio di shampoo per una famiglia stanziale che deve nascondersi in un rifugio antiatomico per tre mesi e lavarsi i capelli di continuo.
I miei figli fanno il conto alla rovescia dei giorni che mancano all’inizio della scuola, in senso negativo, vogliono fermare il tempo, tornare indietro almeno a luglio, ricominciare a buttarsi in mare, perdere altri libri delle vacanze, dirmi: mi annoio. Mia figlia ha già le occhiaie invernali. E anche io faccio un conto alla rovescia, ansioso e segreto, pieno di terrore ma esultante per le giornate che verranno. Mi chiudo in bagno e recito: dieci, nove, otto, sette. Riapro con cautela la porta del bagno, controllo che nessuno stia lì dietro a origliare. C’è solo il cane, accucciato, che mi guarda di sbieco. Finge di essere lì per caso, non certo per me. Va bene Fix, ricominciamo, prendo il guinzaglio.