Scusami, mamma
Ho capito adesso che ero uguale a mio padre. Ma io non voglio distruggere nessuno
Cara mamma, mi dispiace per come ti ho giudicata da quando te ne sei andata via. Ho sempre pensato che la tua decisione fosse dettata dall’egoismo, dalla smania di realizzare una nuova, differente vita. Sono sempre stato convinto che tu fossi spaventata dal trascorrere del tempo, che la paura ti avesse resa incurante del dolore che ci hai procurato. Ma mi sbagliavo.
Papà è debole, è come se fosse ancora un bambino indifeso. Tu per lui sei stata per vent’anni, più che una moglie, una sorta di madre sostitutiva. Oggi ho capito che una coppia non può fondarsi soltanto sull’affetto protettivo e che il tempo sgretola tutto, talvolta anche il volersi bene. Oggi mi sono reso conto che papà, dal giorno in cui lo hai lasciato, ti ricatta sottilmente rinfacciandoti i giuramenti di un’unione coniugale senza fine. Ma tutto ha un termine!
Ho capito anche che tu sei troppo sensibile per rimanere impermeabile alle sue accuse. Anche se strappi le sue lettere senza leggerle, papà riesce a demolirti giorno dopo giorno. Quelle lettere insulse che io – stupido che sono! – ho accettato finora di recapitarti.
Questo pomeriggio ho visto Carolina. Senza avvertirla sono piombato da lei. Ero convinto fosse mio diritto, dato che mi ha mollato all’improvviso venti giorni fa ed è sparita. Quando la chiamo al cellulare, non risponde. Se la chiamo al telefono di casa, si fa negare.
Non appena ho messo piede in camera sua, lei ha cominciato a maltrattarmi. Non sai, mamma, come mi sono sentito! Ferma vicino alla finestra con le braccia conserte, senza mai un sorriso, Carolina mi ha dato dello stalker, mi ha confermato bruscamente di non provare più nulla per me se non fastidio e astio. Proprio così ha detto, fastidio e astio. Io ho provato a convincerla che si sbagliava leggendole dei messaggi recenti in cui sosteneva di amarmi alla follia. Le ho chiesto come era possibile che tutto fosse finito in pochi giorni. Ma niente, Carolina non è apparsa turbata nemmeno un po’, anzi mi ha rivelato con freddezza di essere stata negli ultimi tempi solo accondiscendente verso di me, di essersi sentita rinchiusa in una prigione sentimentale, di avere recitato la parte dell’innamorata ricorrendo a degli stereotipi così banali che soltanto uno come me poteva non coglierne l’inconsistenza. E io? Io, mi pare evidente solo adesso, io davvero non mi ero accorto di nulla.
Sai, mamma, le parole di Carolina mi risuonavano in testa talmente che ho riflettuto a lungo fino a riconoscere di averla veramente molestata. In che modo? Immagino vorrai saperlo: rinfacciarle ciò che mi scriveva un mese fa non è servito a nulla se non a farla sentire piano piano colpevole, il passato può a volte non avere nulla da spartire con il presente, ritenere l’amore un sentimento eterno significa essere soltanto dei ragazzini arroganti.
Carolina ha ragione con me, tu hai ragione con papà. Se insistessi a importunarla, diventerei un molestatore come lui, un egocentrico senza scrupoli che confonde le proprie valutazioni distorte con la realtà vera, un uomo che non ama sul serio la partner per quello che è ma per quello che immagina e si augura che sia.
Con questa nuova consapevolezza posso comunque assicurarti che Carolina mi manca molto, che soffro lontano da lei. Ma so che anche tu manchi molto a papà e che lui soffre lontano da te.
Sai cosa mi ha aiutato a capire che la realtà fosse l’opposto di quello che credevo? La lucidità di un momento, una rivelazione improvvisa che ha squarciato il velo dell’autocommiserazione scoprendo la mia vera identità di copia perfetta di papà. Io sono mio padre non solo dal punto di vista fisico, ma, purtroppo, anche dal punto di vista mentale. O meglio, questo discorso è stato valido fino a poche ore fa, perché il rifiuto di riconoscermi in lui, mi sta aiutando a cercare la mia strada, il vero cambiamento.
Ti spiego meglio: io mi sto ribellando a me stesso. Io non voglio distruggere Carolina come papà sta in modo subdolo distruggendo te. Io non voglio distruggere proprio nessuno.
Adesso vado a letto. Sono stanco. Oggi è stata una giornata difficile. Confido di risvegliarmi diverso, più aperto a immedesimarmi davvero nelle sofferenze, nelle scelte e nella vita degli altri. Spero con tutto il cuore nella tua comprensione.
Un bacio mamma, il tuo Lorenzo.
E' uscito venerdì 14 dicembre “Il giorno in cui Lorenzo morì”, di Paolo Marati (Ponte Sisto edizioni)