Il superamento di San Valentino
A trent’anni si è stupide davvero. La lettera di Guia Soncini ad Annalena Benini
Cara Annalena, ti ricordi quando esisteva san Valentino? A vent’anni, quando si è autorizzate a essere stupide davvero, ma pure più avanti (fin quando si è giustificate a essere cretine? 30? Temo di esser stata vertiginosamente scema almeno fino a 35, tipo quelli che ci mettono dieci anni a laurearsi: abbiamo i nostri tempi, mica vorrete colpevolizzarci).
Comunque, me lo ricordo come non fosse passato un secolo: avevamo una trentina d’anni, esistevano Bridget Jones e Sex and the City, ed esisteva pure san Valentino. Ieri sera sono andata a dormire senza che per tutto il giorno nessuno mi avesse chiesto “come festeggi?”: lo considero un grande progresso, mica un indizio d’irredimibile zitellaggine. Non conosco nessuna adulta che prenda in considerazione San Valentino (le conoscessi, chiamerei la buoncostume).
E quindi mi chiedo: cosa dobbiamo fare perché questa maturità si estenda a Natale, Capodanno, Ferragosto? Che età dei datteri bisogna raggiungere perché nessuno ti chieda più come festeggi o dove vai in vacanza?
Guia Soncini
Cara Guia, io mi ricordo molto bene di te a trent’anni (volevo dire a diciassette) e posso giurare che non hai mai nominato San Valentino. Posso giurare altresì che già allora maltrattavi con grande precisione chi si avvicinava alla tua scrivania con una rosa, con le mimose, con una stella di Natale, con una lettera d’amore, con un invito per Capodanno. Posso giurare, anche se non serve, che ero stupida davvero anch’io, e ricordo quel periodo niente rose niente mimose con una immensa nostalgia. Quanto ci siamo divertite. Per questo spero che le mie rose ti piacciano, fra tutte le altre le hai riconosciute?