Mai nessuno che racconti una storia di genitori imbarazzanti
Che fine hanno fatto certe madri balzacchiane, arrampicatrici sociali pronte a dare le figlie in pasto a chiunque facesse far loro uno scatto sociale? La denuncia di Guia Soncini
Cara Annalena, ogni tanto ho l’impressione che la letteratura recente latiti in uno dei temi più presenti nelle vite di tutti noi: i genitori imbarazzanti. Che fine hanno fatto certe madri balzacchiane, arrampicatrici sociali pronte a dare le figlie in pasto a chiunque facesse far loro uno scatto sociale? Ne ricordo una in “Sapore di mare” dei Vanzina, una in una fiction con la Arcuri, ma per il resto gran mozioni di minoranza: padri violenti, assenti, o che proiettano sui figli talenti incompiuti che diventa compito della prole realizzare. Mai la vera questione che renderebbe verosimile la storia d’un figlio che i genitori li vorrebbe morti ma non può dirlo, sennò qualcuno sospira: “Eh, ma è sempre la tua mamma”; mai i soldi. Mai una madre che infili la figlia nel letto d’un multimilionario, un padre che firmi assegni a vuoto e poi tocchi ai figli tamponare lo scandalo, un genitore assente che torni a farsi vivo quando il figlio ha successo e gli serve un prestito (a perdere). Mai nessuno che racconti la mia storia, o quella di Mahmood, o quella di Matteo Renzi.
Guia Soncini
Cara Guia, io rubo i soldi dai salvadanai dei miei figli. Cinque euro, tre euro, dieci euro per il taxi. Quando se ne accorgono dico: tanto non vi servono. Prometto di restituirli, non lo faccio, suggerisco spesso: chiedi alla nonna. Se non trovo niente, neanche un euro per il carrello del supermercato, vado a cercare nel portafoglio di mio marito, e poi dico: sono stati i bambini, dobbiamo fare attenzione. Lui annuisce e si infila lentamente in tasca le quote di un regalo di classe che io ho acquistato e che le altre madri hanno consegnato a lui invece che a me. Non me le darà. Lo vedo, non dico niente, ed entrambi aspettiamo il giorno in cui i nostri figli avranno di nuovo il salvadanaio pieno. So che questa volta devo arrivare prima.
Annalena Benini