In ricchezza e in povertà
Piersandro Pallavicini, Piergiorgio Bellocchio e la lettera di Guia Soncini ad Annalena Benini
Cara Annalena, sono andata a una cena dove c’era un tizio che diciott’anni fa fu il mio capufficio per un quarto d’ora. A fine serata mi ha detto: Dovresti leggere Piersandro Pallavicini, ne andresti matta. Ho pensato che era sicuramente un consiglio sbagliato, che ne sapeva di me e dei miei deboli, non mi vedeva da quando portavo i tacchi alle scarpe e la terza alle tette. Ma il mio unico principio etico è seguire i consigli sbagliati, e quindi il giorno dopo sono andata a comprare Nel giardino delle scrittrici nude. Sì e no avevo cominciato, e già borbottavo: Ma come si permette questo stronzo di sputtanarmi così. Sara Brivio, cioè io (è evidente diffamazione) è una scrittrice che nessuno conosce: quelle che incassano ottime recensioni e quasi zero diritti d’autore; quelle che, se qualcuno dice: Ho letto qualcosa di suo?, è una domanda retorica. Dopo avermi sputtanata, il Pallavicini m’offre la soluzione: ereditare. E poi, con quell’eredità, comprarsi una bella casa, e approfittare della propria non fama per stare nuda in giardino senza che i paparazzi s’interessino. Hai un parente ricco e assai anziano da prestarmi?
Guia Soncini
Cara Guia, purtroppo ho solo multe da prestarti. Ma ho letto la lunghissima intervista a Piergiorgio Bellocchio su L’inkiesta, e anche io ho sentito che si stava parlando di me. Ovviamente non per imprese intellettuali. Bellocchio dice: “Adesso sono avaro, in quanto povero. Prima ‘spendacchiavo’. Diciamo che ero tendente alla prodigalità. Mio padre sosteneva che nella stessa famiglia, a parità di risorse, ci sono i ricchi e i poveri. Chi è portato a risparmiare e chi a spendere. Adesso non ne ho, c’è poco da essere prodighi”. Adesso non ne ho, ma è forse un limite a essere prodighi?